di Giuseppe Pezzetto - Canavesealcentro.it
La finalissima di Sanremo Giovani 2023 è alle porte: il prossimo 19 dicembre in prima serata su Rai1 scopriremo chi si aggiungerà ai Big in gara per la 74esima edizione del Festival di Sanremo. Cosa lega quest’anno il Festival della canzone italiana per antonomasia con il nostro Canavese?
Semplice e al contempo stupefacente: la partecipazione di due giovani gruppi canavesani a questa competizione! I Santi Francesi e gli Omini, un allineamento di pianeti che certo ha nella sua coincidenza qualcosa di magico ma che scavando a fondo è figlio di qualcosa di più profondo e che da tempo cerco di evidenziare provando a collegare i diversi punti che nel tempo si sono rivelati sul nostro Canavese e che disegnano uno storytelling che andrebbe gestito, coltivato portato all’attenzione sviluppandone le potenzialità e che con un po' di visione potrebbe diventare una ulteriore vocazione del nostro territorio.
Da amministratore ricordo un fiorire di iniziative musicali legate dal claim «In Canavese c'è roba» un patrimonio di volontari appassionati che organizzavano eventi connessi tra di loro, fatti bene, in modo professionale. Alcuni sono fortunatamente ripartiti ma altri credo abbiano bisogno di nuova linfa e di nuovi inneschi, ne ricordo alcuni, probabilmente non tutti: Apolide, Borgiallo Blues Festival, Ingria Woodstock Festival, Tavagnasco Rock, Generator Party, Miscela Rock Festival, Frassi Beer Festival, Coppa Rock, talent locali come Telekomando, un gruppo di DJ che si sono ritrovati in Disco Vintage, o musicisti come Johnson Righeira che ha scelto il Canavese come luogo in cui vivere e creare.
Eventi a cui hanno partecipato band sconosciute poi diventate conosciute, altre che hanno segnato diverse generazioni, altre ancora che hanno dato la possibilità ad un numero enorme di giovani di esibirsi, anche qui ne ricordo alcune: The Jab (oggi Santi Francesi), Pinguini Tattici Nucleari, Cosmo, Eugenio in Via di Gioia, Persiana Jones, Antinomia, Woodoo Dolls e tanti altri, senza ovviamente dimenticare la giovane band degli Omini. E questa vocazione parte da molto più lontano, almeno dagli anni ’70 con concerti costruiti alla meglio senza l’organizzazione e le tecnologie attuali ma che fiorivano nelle nostre diverse cittadine.
Abbiamo sicuramente vocazioni come territorio più consolidate: il verde canavese, una lenta ma progressiva vocazione al turismo, quella industriale e perché no sviluppare anche quella musicale nelle varie sfaccettature, essere luogo in cui si può venire a far musica, ad ascoltarla anche questo può diventare volano per nuove forme di economia caratterizzandoci. Certo una sfida non semplice ma le sfide non sono mai semplici, occorre avere una visione d’insieme che guardi oltre, che provi a legare Istituzioni, sponsor, giovani, e le diverse competenze e professionalità che già abbiamo. A mio giudizio una sfida da cogliere.