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di Giuseppe Pezzetto - Canavesealcentro.it

Ci sono state almeno due vicende che hanno lasciato un po' di amaro in bocca in questi ultimi due mesi a noi canavesani, o quantomeno a coloro che a diverso titolo le hanno seguito e vissute, e che rischiano di lasciare sul campo recriminazioni, polemiche e inutili divisioni e rancori.

È «inutile piangere sul latte versato» è forse meglio trarre insegnamento da quanto successo, rivedere le modalità con cui si sono affrontati gli argomenti e stabilire alleanze più coerenti coinvolgendo anche altri soggetti nelle scelte che riguardano il futuro del nostro territorio.
Per usare un paragone, il campionato è ancora lungo, e le partite da giocare ancora molte, passare il tempo a recriminare su un fallo subito invece di tornare ad allenarsi, finirà per fare il gioco degli avversari.

Adesso vorrete però sapere di cosa sto parlando.
Mi riferisco al trasferimento, spero temporaneo, di quella che è la più importante manifestazione musicale-culturale del nostro territorio a Collegno: «l’Apolide Festival» e della vicenda che per semplicità chiameremo «Ospedali».
È probabile che molti di Voi non conoscano il festival di cui sto parlando, anche se è nato vent’anni fa dalla sana voglia di aggregare e sentire musica da parte di un gruppo di giovani intraprendenti, poi crescendo nel tempo, nell’organizzazione, nei contenuti è diventato un riferimento nazionale, ed ha iniziato anche a creare opportunità di lavoro. In sintesi, è quello che a parole molti predicano e pochi riescono a fare. Un’idea che con fatica e sacrificio si è trasformata in una gran bella realtà. Nonostante questa breve spiegazione molti di voi continueranno a non sapere di cosa si tratta, altri staranno rimpiangendo il fatto di non averlo potuto vivere in Canavese quest’anno, altri ancora penseranno che la cosa non li interessi affatto.

In realtà la cosa dovrebbe interessare tutti noi canavesani, a prescindere se per età, gusti, attitudini ci si senta o meno partecipi alla cosa. Deve interessare tutti noi per molti motivi ma sicuramente per uno in particolare. Questo evento da lustro al nostro territorio, porta l’immagine del Canavese oltre i soliti confini, aiuta a caratterizzare il territorio (ed in un prossimo articolo cercherò di meglio esplicitare come la musica possa essere uno dei fattori attrattivi per il verde Canavese) e quindi genera direttamente o indirettamente una economia sul territorio. Questo dovrebbe bastare per lasciare un po' di amaro in bocca a tutti noi.

La vicenda «Ospedali» è certamente più complessa ed articolata, la Sanità Pubblica lo è per definizione e da tempi immemorabili non soltanto qui da noi. Ridurla a una guerra per bande locale è a mio giudizio un errore che non porta da nessuna parte, o meglio la porta da altre parti. Non esiste una ricetta magica, certamente in un mondo ideale i più importanti portatori di interessi dovremmo essere noi cittadini.
Ora per chi non fosse al corrente di quanto successo, probabilmente meno di quelli dell’Apolide Festival ma personalmente non penso poi così molti, provo brevemente a sintetizzare. Da tempo immemore si discute della necessità di avere un Ospedale più efficiente e adatto ai tempi, sul territorio che sostituisca quello di Ivrea che paga la collocazione e il tempo che è passato dalla sua origine.

Dopo anni di discussione, un numero notevole di luoghi in cui si sarebbe potuto fare, restano sul tavolo 2 ipotesi: Montefibre (nel Comune di Ivrea) e quella che è chiamata area Ribes (nel Comune di Pavone), non mi dilungo sulla esclusione nel tempo di altri luoghi, non ho le competenze, ho delle mie idee come tutti Voi, ma direi che ognuno deve fare il proprio mestiere. La scelta del luogo ha “spaccato” le amministrazioni del territorio Canavesano in due fazioni che hanno battagliato a lungo: quella dei Comuni di quello che viene chiamato il Canavese Occidentale (appartenente ad una area omogenea definita dalla Città Metropolitana) e quello di una seconda area omogenea detta dell’Eporediese) questo in estrema sintesi. Evidenzio che le due aree omogenee unite definiscono quasi completamente il perimetro del «Canavese».

Il pendolo nel tempo è oscillato da destra a sinistra per numerose volte (non è una allusione politica) e poi si è fermato sull’area Montefibre.
L’atro aspetto che riguarda il tema «Ospedali» si focalizza in primis su quello di Cuorgnè e poi su quello di Castellamonte. Sicuramente abbiamo già dimenticato (diciamo che l’uomo tende a rimuovere le cose brutte che ha vissuto, forse inconsciamente per un senso di sopravvivenza) la Pandemia. Qui ci tengo a sottolinearlo perché vissuto in prima persona come amministratore, con degli «eroi» che l’hanno combattuta tra le mura dell’Ospedale di Cuorgnè. Bene alcune notizie apparse recentemente sui giornali hanno ipotizzato una privatizzazione di questo nosocomio, che pur disponendo di un pronto soccorso nuovo al momento è sottoutilizzato.
Anche in questo caso non entro nei particolari delle discussioni lette e sentite: mancano i medici e gli infermieri sì ma prima c’erano, no sono andati in pensione, si ma solo alcuni, hanno spostato i macchinari nuovi del pronto soccorso, non è vero, si è vero ecc. …
Credo sia evidente a tutti che le discussioni spesso sterili che dividono non servono a nessuno, ci si dovrebbe concentrare su quelle che uniscono.

Anche in questo caso ritengo sia inutile «piangere sul latte versato» e continuare a dividersi in fazioni non è sicuramente produttivo.
Chiudo con una proposta per affrontare quanto detto precedentemente cercando di portare a casa un concreto risultato, forse non il migliore ma sicuramente utile per tutti noi. Per quel che concerne l’Apolide Festival è vero che abbiamo perso l’opportunità per quest’anno ma abbiamo un anno davanti per discutere, affrontare e risolvere i problemi che hanno costretto alla migrazione in altri luoghi. Gli enti preposti si trovino, affrontino il problema e sono certo che troveranno una soluzione. Tutti noi però restiamo sul pezzo, ognuno con le proprie prerogative perché una perdita definitiva sarebbe una perdita per tutti. Sugli «Ospedali» la strada sarà sicuramente ancora lunga, ma come in ogni confronto o trattativa che si rispetti, da un lato non perseguiamo quella della divisione, ma ad esempio se la partita sul nuovo Ospedale è andata in un senso, gli altri (ma gli altri siamo tutti noi) chiediamo una reale e immediata compensazione del territorio che vada nel senso di potenziare l’Ospedale di Cuorgnè, cosa sicuramente più immediata a partire dal ripristino del Pronto Soccorso. Occorre mediare con tutti, lo scontro diretto non porta da nessuna parte.