di Beppe Pezzetto
Una Smart Land è un territorio che decide di fare sistema, mettendo in rete i suoi comuni, le imprese, le scuole, le comunità, per costruire insieme soluzioni intelligenti e su misura, partendo dalle proprie caratteristiche.
Significa dotarsi di infrastrutture digitali e fisiche (connessione, sensori, spazi civici), creare servizi accessibili e innovativi (sanità di prossimità, mobilità a chiamata, cultura diffusa), puntare su energia rinnovabile, economia locale e partecipazione civica, ma soprattutto significa adattare il modello di sviluppo alle persone, non il contrario.
Continuo ad insistere sulle mie suggestioni ma credo che l’area che unisce Cuorgnè, Rivarolo, Castellamonte e le tante comunità della cintura montana e pedemontana abbiano tutte le carte in regola per sperimentare questo modello: una dimensione territoriale a misura d’uomo, una storia industriale e culturale importante, la presenza di nuclei già attivi sul fronte dell’innovazione, dell’energia condivisa, della coesione sociale.
Non serve inventare tutto da zero. In molti casi si tratta di collegare esperienze già in atto, armonizzarle, potenziarle, e soprattutto costruire una visione comune, un progetto territoriale capace di attrarre risorse, persone, idee.
L’articolo di oggi vuole essere un invito ad attivarsi. Rivolto agli amministratori locali, alle imprese, alle associazioni del terzo settore, alle scuole, ai professionisti, ai cittadini.
Per costruire una Smart Land serve un’alleanza ampia e trasversale, serve immaginare un nuovo patto tra le istituzioni e la comunità. Serve una regia, certo, ma anche un’apertura al contributo diffuso, alla progettazione partecipata, al coraggio di sperimentare.
Il Canavese ha tutte le risorse per essere protagonista in questo scenario di cambiamento. La transizione ecologica, digitale e sociale non può restare solo una promessa calata dall’alto. Deve diventare una scelta consapevole del territorio.