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di Simona Appino - Canavesealcentro

Simona Appino: mamma per amore, agricoltore per passione. Porta avanti, ad Agliè, l'azienda agricola di famiglia affiancando l'attività di Ospitalità rurale la Svizzera.

Capita che in un’estate così calda e afosa, come quella che abbiamo avuto, molti torinesi e non solo si spostino alla ricerca di refrigerio verso i luoghi montani delle nostre verdi valli. A fasi alterne è sempre successo. All’inizio del secolo scorso era prerogativa delle famiglie nobili che si trasferivano per lunghi periodi nella loro residenza estiva, poi il boom economico e la possibilità di muoversi più agilmente aveva fatto conoscere queste nostre bellezze naturali alla gente, con un turismo ovviamente diverso. Poi come spesso accade le mode avevano scelto altre rotte, e questi luoghi erano diventati meno attrattivi, con tutto quel che ne consegue.

Fortunatamente, negli ultimi anni, un insieme di fattori (la ricerca della natura, la scelta di alcuni giovani di sperimentare nuove forme di sviluppo in zone montane, la lungimiranza di giovani amministratori locali) sta ridando linfa a un nuovo interesse verso questi luoghi. Brevemente voglio parlarvi della mia esperienza estiva in quello che viene definito il balcone del Canavese, un dinamico piccolo Comune che sta rivivendo passo dopo passo un nuovo sviluppo: Frassinetto. Dal suo belvedere, dotato di comode panchine, si può ammirare in tutta la sua vastità la pianura sottostante e le tante cittadine che, spesso avvinghiate allo spumeggiante torrente Orco, hanno conosciuto momenti più o meno floridi, ma non abbandonando mai le loro peculiarità rurali.        

Seguendo con l'occhio la strada che sale partendo da Pont Canavese, che, come un serpente, si inerpica nascosta tra i boschi, per giungere sino qui, non posso fare a meno di pensare quante persone nel tempo abbiano dovuto affrontare questo percorso sicuramente in maniera molto meno agevole di quanto ho potuto fare io. Immagino i “mulitta” (gli arrotini), che per garantire un sostentamento alle loro famiglie scendevano per fare la stagione, e passavano di cascina in cascina, di paese in paese, spostandosi nel basso Piemonte, nel Pavese, in Lomellina arrivando sino in Liguria.

Mi hanno parlato di intraprendenti persone, che da qui sono partite con poche cose, ma tanta volontà: Lorenzo Galtrucco, che iniziando come garzone e poi diventato il re delle stoffe aprendo i suoi negozi nelle principali città del nord Italia, tanto che una suggestiva installazione che si trova nella piazza del paese, ma forse meriterebbe di più, ne cita le più importanti. E come non ricordare il giovane pittore Carlo Bonatto Minella che ricco solo del suo talento partì qui, dalla sua casa, per recarsi a studiare alla famosa Accademia Albertina di Torino dove con impegno e passione dipinse con sempre maggiore successo, e che purtroppo solo la morte in giovane età riuscì a fermare.               

Con questi pensieri, forse un pochino tristi, torno nel centro cittadino dove da poco é terminata l'imponente e tradizionale celebrazione di San Bartolomeo, il Santo Patrono. Mentre ristoranti rinnovati accolgono gli ospiti in cerca di un piatto prelibato, i ciclisti sempre più numerosi, dopo che a il passaggio del Giro d’Italia ha fatto loro scoprire questi luoghi, e alla ricerca di una bevanda ristoratrice dopo l'impegnativa salita e i turisti, spesso stranieri, in cerca di un angolo di pace ancora da esplorare, un leggero  ronzio mi sibila nell'orecchio. Capisco immediatamente che l'Arcansel (il volo dell'angelo) è in funzione per fare emozionare chi è in cerca di un po' di adrenalina e vuole vedere il panorama alpino in maniera diversa e sorprendente. 

Allora mi rendo conto che le cose stanno davvero cambiando e che se si vuole si può far rivivere questi nostri luoghi in modo innovativo e sostenibile, un invito a tutti a salire per visitare e chissà anche a vivere questi nostri stupendi borghi alpini.