di Giorgio Cortese

Il Giorno del ricordo è una ricorrenza celebrata il 10 febbraio in ricordo dei massacri delle foibe e l’esodo giuliano dalmata. La giornata ha l’obiettivo di «conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale».

Il giorno del 10 febbraio è stato scelto perché in quella data, nel 1947, furono firmati i trattati di pace di Parigi,  che assegnavano alla Jugoslavia l’Istria, il Quarnaro, la città di Zara con la sua provincia e la maggior parte della Venezia Giulia. In precedenza appartenenti all’Italia. I territori in questione erano stati assegnati all’Italia con il Patto di Londra, accordo che segnò l’ingresso italiano nella Prima Guerra Mondiale, mentre la Dalmazia venne annessa a seguito dell’invasione nazista in Jugoslavia.

Con il ritorno di questi territori alla Jugoslavia ci fu un vero e proprio massacro e una rappresaglia feroce che colpì cittadini italiani spesso innocenti, ma colpevoli solo di essere italiani e ritenuti colpevoli di quanto, purtroppo, le truppe fasciste avevano fatto durante l’occupazione jugoslava. Si andò a configurare quella che gli storici identificano come pulizia etnica: prigionia, campi di lavoro forzato e morte nelle foibe coinvolsero fra i 4000 e i 5000 cittadini (stima ancora oggi approssimativa). Non tutti morirono infoibati ma perirono all’interno dei sistemi di pulizia etnica attuati dalle truppe jugoslave. Molti scapparono e da qui si ricorda anche il grande esodo che coinvolse fino a 350mila persone, nel periodo compreso tra il 1945 e il 1956.

Le foibe sono delle insenature naturali costituite da grandi caverne verticali presenti nei territori del Friuli Venezia Giulia e dell’Istria. Veri e propri inghiottitoi naturali che nelle zone carsiche sono presenti in grande abbondanza: una vera e propria trappola naturale. Gli eccidi delle fobie, perpetrati dai partigiani jugoslavi, vedevano le vittime gettate vive all’interno di queste cavità. Gran parte dell’utilizzo delle foibe in questi territori, durante la Seconda Guerra Mondiale, fu per occultare i corpi dei caduti derivati dagli scontri nazifascisti e partigiani, nascondendo il numero di vittime delle violenze causate dal movimento di liberazione croato e sloveno. Molto spesso le vittime venivano fucilate nei pressi di queste cavità e poi gettate al loro interno, celando un crescente numero di esecuzioni e omicidi.