di Giorgio Cortese
Le castagne sono uno dei frutti simbolo dell’autunno, amate non solo per il loro sapore dolce e la consistenza corposa, ma anche per le numerose proprietà benefiche. Ricche di fibre, vitamine e minerali, le castagne rappresentano un alimento nutriente e versatile, apprezzato in tutto il mondo. La storia sul rimedio della castagna d’India o matta potrebbe iniziare cosi. C’era una volta, tanti anni fa, una castagna. Viveva nei boschi, era grossa e lucida come la mela di Biancaneve, invitante tanto quanto pericolosa, e nonostante molti la chiamassero matta, si prendeva cura di qualunque malanno da raffreddamento, dalla goccia al naso alla febbre. Ogni paese e ogni nonna custodiscono gelosamente tradizioni e rimedi miracolosi.
Miele, limone, aceto, sale, e anche l’acqua nelle loro mani possono trasformarsi in medicamenti naturali. Anche se oggi si fa un uso troppo elevato di farmaci, sono ancora molte le persone che credono nella medicina naturale e nelle proprietà curative di alcune erbe o frutti. Molti di noi sono cresciuti sentendosi dire che “una mela al giorno toglie il medico di torno” e in parecchi abbiamo tenuto una castagna d’india, matta o di cavallo, il frutto tossico dell’ippocastano e non del castagno che troviamo nei parchi cittadini, nella tasca del cappotto, della giacca per tutto l’inverno. Credendo che così facendo non avremmo preso il raffreddore. Spesso le abbiamo regalate ai familiari e alle persone care per proteggerli, o le abbiamo messe nei nostri cassetti e nelle nostre borse.
Secondo un antico rimedio contadino, portare una castagna in tasca durante l’inverno aiuterebbe a prevenire il raffreddore. A questo punto potreste immaginare l’utilizzo di decotti o infusi a base di castagne, ma la realtà è ben diversa. Il frutto in questione non è la comune castagna commestibile, ma la castagna d’India, nota anche come castagna matta, che proviene dall’ippocastano, Aesculus hippocastanum. Questo frutto, non commestibile e persino tossico per gli esseri umani. L’origine di questa credenza affonda le sue radici nell’uso veterinario della castagna d’India, infatti, si riteneva che i cavalli beneficiassero delle proprietà lenitive di questo frutto per contrastare problemi respiratori e asma. Il principio attivo presente nelle castagne d’India, l’escina, è noto per le sue proprietà antinfiammatorie e vasoprotettive, utili nel miglioramento della circolazione sanguigna e nella riduzione dei gonfiori.
Tuttavia, è bene sottolineare che, per gli esseri umani, l’ingestione di castagne d’India può risultare pericolosa. Nonostante l’assenza di basi scientifiche a sostegno di questo rimedio tradizionale, l’idea di portare con sé una castagna come simbolo di protezione ha un fascino antico, legato alla cultura popolare e alle sue pratiche magico-terapeutiche. Anche se l’azione terapeutica non può migrare dalla tasca al nostro sistema immunitario, questa usanza ci ricorda l’importanza di preservare le tradizioni e i piccoli gesti del passato. Come vedete una storia tra mito e leggenda, che si tramanda da generazioni, soprattutto nelle società contadine, senza alcuna base scientifica. Un racconto al quale siamo affezionati e al quale crediamo senza prove, come alla leggenda di Babbo Natale, non è vero, ma ci credo, insomma.