di Giorgio Cortese
Le mani, come gli occhi, possono dire molto di una persona. Se ad esempio sono rugose e piene di calli, parlano di un individuo che lavora duramente, senza risparmiarsi. Quelle smaltate e curate, raccontano di una donna molto attenta ai dettagli e rispettosa di sé stessa. Quelle che hanno unghie corte e mangiate, palesano una personalità ansiosa. Le mani comunicano, sentono e indagano il mondo per darci la possibilità di ricostruirne l’immagine, di rappresentarlo. Proiettandosi, tramite l’azione, sull’altro, sull’esterno, raccontano, nel momento in cui il differente è da noi incontrato, del nostro interesse, della nostra ricerca. In poche parole le mani ci rappresentano in maniera ugualmente forte di quanto non rappresentino la realtà circostante.
Le mani, come strumento di conoscenza di noi e del mondo, condensano in esse memorie di sublimi incontri e sentimenti sublimati. Le mani evocano i miei affetti, parlano di interpretazioni del mondo, sentono il mondo e modellano il sentimento, soprattutto in amore e in amicizia. Fare una carezza a chi si ama trasmette all'altro una sensazione di sicurezza e calore. In altre circostanze, quando vengono usate per ferire l’altro con atti di violenza, diventano la traduzione di sentimenti negativi e rapporti malati. Le mani, insomma, rivelano interi universi delle persone, e nel tempo hanno stimolato le riflessioni di diversi autori. Oggi voglio condividere la poesia dal titolo “Le mani di Elsa” del poeta scrittore e politico francese Louis Aragon per la moglie amatissima la scrittrice Elsa Triolet: “Dammi le tue mani per l’inquietudine/ Dammi le tue mani di cui tanto ho sognato/ Di cui tanto ho sognato nella mia solitudine/ Dammi le tue mani perch’io venga salvato…”. Questo testo è una delle più belle poesie d’amore di tutti i tempi.
“Le mani di Elsa” diventano l’emblema di un momento di sospensione, di una parentesi armoniosa in un mondo che fa rumore, diventano la base e il tramite di un legame che si vorrebbe durasse per sempre. Il poeta descrive l’amore, un sentimento che ha il potere di ridurre tutto a sé. L’inquietudine, il turbamento, la solitudine si annullano nelle mani di lei. Si ravviva il sogno, si anima il cuore, si infiamma l’ardore. Mani che si stringono, dita che si intrecciano e che nel silenzio gridano le infinite possibilità dell’amore. Il cuore di lui si plasma sulle mani di lei. Avviene una perfetta e ideale fusione.
Le mani hanno la facoltà di conoscere e di aprire l’anima dell’altro. E nell’istante in cui ciò avviene, in cui si realizza la pienezza dell’amore, esse vivono la speranza di poter godere per sempre di quel momento di felicità assoluta, di quell’attimo che è compiuto in se stesso, di quel lampo che ha sapore di eternità. È ben diverso vivere quell’atto estremo e solitario nell’isolamento totale, forse d’un ospedale, e avere invece una mano amata che prende la tua anima perché “vi si addormenti per l’eternità”. (di Giorgio Cortese)