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BUROLO - Cinquant'anni trascorsi nel mondo dei motori. A 69 anni, Fabrizio Pardi, canavesano di Burolo, due volte Campione Italiano Rally Auto Storiche (2018 e 2022) con la bellissima Lancia Fulvia 1,3 HF, nella Classe 1,3 del Primo Raggruppamento, «Il più emozionante, quello corso con le auto che hanno fatto la storia dell'Automobilismo Mondiale, con la "A" maiuscola», come Lui ama definirlo, fa un bilancio della propria vita sportiva, spesa nell'automobilismo. «"E tutto sommato - racconta - non sento ancora la necessità di appendere il classico casco al chiodo e sedermi in poltrona».
 
«E' risaputo che, quando chiedi a un bambino delle elementari, cosa voglia fare da grande, le risposte più classiche sono: il pilota, il pompiere, l'astronauta o l'agente segreto. Bene, io avevo bene in mente, fin da quell'età, la prima, il pilota. Ho atteso fino a 19 anni, poi, spinto dalla passione, con il sogno e l'aspirazione di emulare Lorenzo Bandini, il grande e compianto pilota della Ferrari che negli anni '60 fu il grande mito di noi bambini e poi adolescenti, mi comprai una Simca Rally 2, allora la vettura più performante per chi voleva iniziare la carriera da pilota. Lorenzo Bandini, per me il più grande di quei tempi, vinse tutto, in Formula Uno, nel Turismo, nel Campionato del Mondo Sport Prototipi e, soprattutto, fu il più grande in semplicità ed umiltà. Uno di noi. Proprio questo mi ha spinto, devo dire, anche grazie alla passione trasmessami da mio padre a scegliere, umilmente però, la temerarietà delle corse automobilistiche». 
 
Gli inizi furono duri e difficili: «A quell'età i soldi sono pochi e devi fare sacrifici e salti mortali, ma me la sono cavata. Il primo anno arrivo terzo nell'allora Campionato Piemonte Valle d'Aosta. Arrivano poi, gli anni in cui devi scegliere il lavoro che vuoi fare e qui la scelta è, ancora una volta, per il mondo dello sport automobilistico. Anni in cui, lavoro e sport si fondono in un'unica passione, fino a farmi arrivare a lavorare per alcuni team in Formula Uno, Ferrari in testa, per aggiungere poi Ags, Fondmetal, Forti Corse, per la maggior parte dei Team di Formula 3, quando la Formula 3 era la categoria di lancio di molti piloti che poi sono approdati in Formula Uno, come Fisichella, o in Formula Indy come Tony Kanaan. Con Tony siamo amici tuttora. Con Giancarlo Fisichella, ricordo un episodio curioso quando, nel nostro salone, provando uno stivaletto ignifugo, si graffiò un piede, il destro e, scherzosamente mi disse ridendo come un bambino: "Adesso se domenica non vinco, dico che è per colpa tua". Poi nel Superturismo con in testa Alfa Romeo e Bmw Motorsport. In quel periodo presi parte ai Rally Nazionali ed Internazionali prima con la Mini De Tomaso, poi con una Talbot Sunbeam messa a disposizione dall'amico Adelmo Gallo per finire poi con la Bmw M3 e la Renault Clio Williams».
 
Pardi ha fatto parte, dal 1992 al 1998, della Fia nel Gruppo di Consultazione per la Sicurezza nelle competizioni (tutte, dalla Formula Uno ai Rally Mondiali) arrivando, nel 2002, a collaborare all'organizzazione dell'unico Gran Premio cittadino italiano, dopo 35 anni da quando in Italia furono banditi il Gran Premio di Cagliari di Formula 3000 (oggi GP2). E' stato poi Test Driver di importanti case automobilistiche e oggi collabora con Quattroruote e l'autodromo Tazio Nuvolari dove dirige il centro di guida sicura. «Quando si scende da una di tutte quelle auto che ho guidato nella mia vita, per belle, potenti, veloci e performanti che siano e si sale a bordo di una vettura da corsa, qualunque essa sia, ci si trova davanti ad un insieme di sensazioni che vanno dall'emozione alla soggezione, in un primo momento, mentre si passa poi al batticuore della partenza, che lasciano il posto, poi, al riguardo ed il rispetto verso il mezzo che si sta per condurre, l'adrenalina che si mischia alla calma necessaria al non fare errori, fino alla gioia estrema e all'esultanza della pedana di arrivo o del traguardo in pista».
 
«Per quanto riguarda invece, una monoposto o una vettura sport prototipo, l'emozione più intensa la si prova scendendo nel suo abitacolo, angusto e stretto, col quale ci si mette un bel po' per fare amicizia e nel quale la riverenza, la trepidazione e l'ansia, al primo approccio, la fanno da padrone. Vi sono momenti, però, in cui la preparazione mentale e la concentrazione diventano la priorità assoluta. Sicuramente, in questi cinquant'anni sono cambiate molte cose ed il fascino dei Rally dell'automobilismo che ho vissuto, quelli con millecinquecento kilometri di percorso, con due o tre tappe e con prove speciali di 50-70 chilometri è pressoché scomparso. I percorsi che una volta si affrontavano in piena notte, ora si affrontano di giorno, mentre le automobili di oggi, anche se più performanti sono molto meno affascinanti ed emozionanti. Guidare una vettura moderna è un fatto mentale e di riflessi, controllare un'auto storica in condizioni estreme è una questione di fisicità a 360 gradi».
 
Tornando al presente, dopo aver vinto due Titoli Italiani e molti altri Campionati, come il Trz (Trofeo Rally di Zona), tre Coppe Italia Michelin, quattro Coppe Aci di Zona nel Ciras, il Campionato Italiano Rally Auto Storiche, nel 2024 Pardi si sta dedicando ad una nuova attività: «Oltre a disputare qualche Rally, sempre di Campionato Italiano e sempre con la Lancia Fulvia HF, nel mese di giugno disputerò due gare Endurance in pista, in Francia, una sul circuito del Paul Ricard e una sul Circuito di Lèdenon, con una Lola Ford Le Mans Series. La scuderia sarà ancora la famosa ed importantissima Jolly Club, per la quale ho corso per tutto il 2023 e la collaborazione è ancora con Fiat Spazio Genova, Noa Aerospace Engineering e Historic Project Club».