IVREA - «So quello che voglio, ho uno scopo, un’opinione, una fede e un amore. Lasciatemi essere me stessa, e sarò contenta. So di essere donna, una donna con una forza interiore e tanto coraggio». Alle splendide parole di Anna Frank, ci permettiamo di aggiungere la frase: «Lasciatemi essere libera». E’ il messaggio che hanno portato anche nel nostro territorio tre donne straordinarie come Lidia Maksymowicz, Margherita Fumero e Iryna Karabut, sindaca di Krasnokutsk.
A loro tre è andato oggi, 8 marzo, Giornata internazionale della donna, il pensiero de La Memoria Viva e di tutto il Canavese, che ha potuto conoscerle e apprezzarle proprio grazie alle quasi 60 missioni solidali dall’associazione castellamontese. Nella loro unicità di persone dal destino diverso, Iryna, Margherita e Lidia hanno, però, saputo essere tutte simbolo di resilienza e resistenza, trasmettendo con le loro parole e azioni puntuali un grande messaggio di pace che non ha né confini né limiti spazio-temporali.
Un accorato appello per dire basta ad ogni conflitto è arrivato subito da Lidia Maksymowicz, che la guerra l'ha vissuta quando era solo una bimba di 3 anni, deportata nel campo di concentramento e vittima degli esperimenti del dottor Mengele. Lo scontro in Ucraina, sua terra di origine essendo nata a Leopoli, ha riaperto in lei ferite passate. Adesso Lidia, la bambina che non sapeva odiare, vive in Polonia, ma ha tre sorelle che abitano nella zona di Odessa. La celebre attrice e cittadina onoraria di Ozegna, Margherita Fumero, è stata la voce italiana di Lidia nel docufilm. Come ambasciatrice de La Memoria Viva, non ha mai smesso anche lei di portare nelle scuole e ovunque andasse una testimonianza di pace, invitando i giovani soprattutto a non dimenticare mai gli orrori di tutte le guerre e a fare propri gli insegnamenti della straordinaria storia della bambina che non sapeva odiare.
Iryna Karabut, che abbiamo con piacere ospitato e intervistato nella nostra redazione di Forno Canavese, guida il comune di Krasnokutsk, situato nell'oblast di Kharkiv, a soli 35 chilometri dal fronte di avanzata russo. La città è attualmente luogo di rifugio per oltre 30mila sfollati provenienti da altre zone ucraine occupate. Nei giorni scorsi, insieme ad una delegazione ucraina, composta da Maria Viktorivna Chernenko, sindaca di Rohan, Inessa, funzionaria di Kharkiv, e Andrei Kanashevich, primo cittadino di Kupyansk, sono stati in visita al Carnevale di Ivrea per un dono speciale alla sua Eroina, la Vezzosa Mugnaia che è una figura esemplare di liberazione dal sopruso e dalla prepotenza, per sé e per il popolo. A Violetta è stata regalata un’edizione speciale di «Vilna» (che in ucraino vuol dire “libera”): la bambolina emblema di resilienza, pace e solidarietà tra la gente di tutto il mondo.
«Bisogna sempre avere il coraggio delle proprie idee e non temere le conseguenze perché l’uomo è libero solo quando può esprimere il proprio pensiero senza piegarsi ai condizionamenti: Vilna e Violetta per sempre libere da ogni Tiranno!» spiegano da “La Memoria viva”. E così sono Lidia, Margherita e Iryna: ognuna a modo suo, donne coraggiose. Come lo sono tutte quelle attualmente in Ucraina. Lì le donne stanno operando quotidianamente, in ogni campo della società, per mantenere il loro paese resiliente e libero. Da quelle che sono al fronte a quelle che sostengono da sole la propria famiglia, passando per quelle che partecipano attivamente in varie associazioni umanitarie e di beneficenza, sia all’interno che all’esterno del paese. Tutte in prima linea e tutte vivono nel costante timore non solo di perdere la vita sul campo di battaglia o nelle loro case o per le strade delle loro città, ma anche di essere prese in ostaggio e sottoposte a orrori indicibili. Per questo, affinchè l’esempio di Lidia, Margherita e Iryna non sia vano e non siano inutili i 1056 chilometri percorsi in 4 giorni per le strade del Canavese e della Valle d’Aosta dalla delegazione ucraina, le parole, specie in questa fase così cruenta dell’invasione russa, non bastano: serve lavorare tutti insieme per dare concretezza alle libertà e pace. Oggi, 8 marzo, come domani e sempre.