LEINI’ - La scienza, in particolare l’informatica e l’elettronica, sono il suo territorio, ma la fantascienza è il paesaggio dei suoi sogni più belli. Un luogo speciale in cui l’ingegnere leinicese, Antonio Benvenuti, si è meritato il virtuale diritto di cittadinanza, vincendo l’edizione 2023 del prestigioso Premio Urania: concorso letterario annuale bandito da Urania nota collana specializzata pubblicata da Mondadori a partire dal 1989.
Il romanzo inedito, «Hanno ucciso l’arcangelo», scritto da Antonio Benvenuti, ha conquistato la giuria composta da 5 membri tra cui Giuseppe Lippi e Franco Forte. L’opera dell’autore canavesano, con il nuovo titolo «Quando lottano gli dèi», sarà pubblicata nel numero di Urania distribuito nelle edicole a ottobre 2024. Insieme ci saranno anche i racconti finalisti al Premio Urania Short 2024. Lo scrittore, classe 1965, entra così a far parte del team di Mondadori. Non si tratta, tuttavia, della sua prima «fatica letteraria». Antonio Benvenuti, infatti, ha già dato alle stampe due altri romanzi con la casa editrice Echos: «Il tempo degli dei» e «L’ombra della minaccia».
«Sono sempre stato, fin dalla tenera età, un lettore incallito – racconta il talentuoso e creativo Antonio – La mia passione per la scrittura è nata così. Quando, da ragazzino andavo a scuola a Torino, viaggiando sul pullman leggevo anche un libro al giorno. La fantascienza è sempre stata il mio genere preferito. E’ una passione che ho ereditato da mio padre. Ricordo che a 11 anni acquistai, con i miei pochi risparmi, un regalo per mio papà: “I superstiti di Ragnarok” di Tom Godwin, ovviamente della collana “Urania”. Lo leggemmo entrambi e ci piacque tanto. Diciamo che sono cresciuto a pane e Urania, poco pane e molto Urania. Non a caso, quando ero universitario, le bancarelle di corso Siccardi che esponevano una marea di libri di fantascienza erano una delle mie tappe preferite e abituali».
«L’idea da cui è scaturito il romanzo “Hanno ucciso l’arcangelo” è nata pensando ad un seguito per il mio secondo libro – spiega lo scrittore – Mi è venuta in mente un’immagine molto potente: il cadavere di una dea abbandonato nello spazio. La scrittura nasce spesso da una forte idea che poi si sviluppa in parole. E’ stato così anche per Tolkien, che è partito per la sua straordinaria saga da un hobbit in un buco nella terra. Onestamente, non mi aspettavo di vincere il primo premio. Ero una sorta di outsider, anche se ho letto molto e conosco bene il genere. Ero convinto che il romanzo valesse, ma il mio obiettivo era quello di entrare tra i finalisti. Quando ho saputo di esserci riuscito ero già al settimo cielo. E invece, al ritorno dalla fiera di Masino, prima ho trovato due chiamate perse nello smartphone da un numero sconosciuto e poi il giorno successivo è arrivata la telefonata di Franco Forte in persona, che mi comunicava di aver vinto. E’ stato incredibile. Non ho ancora realizzato completamente. Dieci anni fa non avrei mai potuto immaginare una cosa del genere. Scherzando, ma non troppo, posso dire che, per un appassionato come il sottoscritto, il Premio Urania arriva subito dopo il Nobel».
La fantascienza è la letteratura delle menti aperte, secondo John Brunner. Così è per Antonio Benvenuti, che si è ispirato per i suoi romanzi a Terry Pratchett, scrittore britannico, noto per i suoi romanzi di fantasy umoristico, a Gilbert Keith Chesterton e Theodore Sturgeon, quest’ultimo apprezzato per la prosa e abilità nel tipicizzare i personaggi: «Un ringraziamento lo devo proprio a loro e ai grandi autori del passato: senza le loro opere non avrei mai scritto nulla – conclude il vincitore del Premio Urania – Sto già lavorando ad un nuovo libro, ma c’è molto da sviluppare ed è un po’ presto per parlarne».