MAZZE’ - Dal Canavese alla Grande Mela: la cucina di German Rizzo conquista New York. Prendere abbondanti dosi di determinazione e umiltà, mescolarle con una corposa manciata di sana follia, passione e lasciare cuocere sul fuoco lento del rispetto della tradizione. A quel punto impiattare con abbondante estro e creatività. Ecco quella che potrebbe essere la ricetta segreta del successo internazionale del 36enne chef originario di Tonengo di Mazzè.
«Cucinare è una grande passione, iniziata quasi per gioco – racconta German Rizzo che ha lasciato il nostro territorio e l’Italia quando era appena maggiorenne – Mia mamma è una grande cuoca. La domenica la guardavo ammirato mentre cucinava, faceva la pasta fresca o preparava i dolci. E’ stata la mia prima maestra. Da teenager, invece, volevo fare tutt’altro: il meccanico. Non a caso mi sono iscritto all’Ipsia Olivetti di Ivrea. In quel periodo, chiacchierando al bar con un mio professore con cui si era instaurato un bellissimo rapporto, però ho capito che la mia strada era un’altra. Era nel mondo della ristorazione, per cui ero portato. E’ stato lui a farmelo notare, vedendo come sottolineavo cosa non andava bene in quel locale. Da lì a frequentare l’alberghiero a Caluso il passo è stato breve. Ricordo, come fosse ora, poi quel venerdì sera nel quale è arrivata quella telefonata per andare a lavorare in Danimarca. Avevo 17 anni e non mi mancava nulla. Il lavoro alle Cantine Morbelli a Ivrea, gli studi completati. Diciamo che non ho avuto paura di accettare quella sfida. Sentivo il bisogno di esplorare e fare nuove esperienze, imparare lingue e culture diverse. Ecco, mi mancava forse il mettermi in gioco».
Dalle cucine stellate di Copenaghen alla Svezia, con una parentesi importante a Venezia al rinomato hotel Bauer e poi Toronto, Canada e Stati Uniti d’America. German Rizzo ha vissuto a Miami tra il 2016-2018 dove ha collaborato all’apertura di un food court per i proprietari di Ca’ Del Bosco (Franciacorta) e poi c’è la Big Apple: «New York non era certo tra le mie città preferite in cui vivere. Tuttavia, quando sono sceso dal bus a Time Square sono rimasto letteralmente folgorato». Con grinta e voglia di fare, German Rizzo si è conquistato con merito un posto al sole nella city, collezionando successi e anche la ribalta televisiva: «Ho aperto il mio primo ristorante “Vite Vinosteria” nel 2014 ed è andata bene. E’ un capitolo importantissimo della mia vita. Lo rifarei domani e lo rifarò perché ho intenzione di aprire prossimamente una bottega del gelato artigianale e un ristorante di tapas. “Vite” è stato il mio trampolino di lancio a NY».
Ispirato dall'amore per il buon cibo e con la voglia di realizzare i suoi sogni, German, dopo aver fondato «Vite Vinosteria» nel quartiere Astoria Queens, in società con altri due connazionali, ha poi inaugurato nel 2019 altri due locali: il «Plado Tasting Bar» nell'East Village e «L'Artista Italian Kitchen» a Manhattan. «Ho fatto tanta gavetta – racconta il 36enne chef canavesano – Per crescere ritengo che un cuoco deve saper fare tutto. I primi passi in questo mondo li ho mossi facendo la stagione estiva a Cervia, dove pulivo cozze e branzini. Anche all’estero, appena arrivato, mi sono dovuto fare le ossa e imparare soprattutto la lingua. Era tutto nuovo, ma mi ha aperto la mente. E’ stato importante».
«Non so se c’è una ricetta del successo – spiega German Rizzo – Sono partito da giovanissimo contando solo sulle mie forze, le mie braccia e gambe. Sono entrato nel mondo che sognavo da piccolo. Ai giovani, come mio nipote a cui piace cucinare, dico di non pensare che questo mestiere sia quello visto su “Masterchef”. Dietro la professione c’è fatica, impegno, sacrifici. Si sa quando si entra a lavoro, ma non a che ora si esce. I soldi non bastano. Ci vogliono testa sulle spalle, tanta voglia di fare ed essere umili. Ecco cosa fa veramente la differenza».
Il fiore all’occhiello dell’arte culinaria di Germa Rizzo sono i piatti artigianali, frutto della tradizione: «Manco dall’Italia da anni, ma da buon piemontese e canavesano, sono un patito dei risotti. Mi piace cucinarli e mangiarli. Adoro anche preparare dolci. Sono forte nei “crudi”, ma probabilmente il mio piatto più di successo sono i “Taro gnocchi”, preparati utilizzando questo tubero simile alla patata con crema al tartufo e funghi di campo». «Un ringraziamento lo voglio rivolgere senza dubbio alla mia famiglia – conclude German Rizzo – E’ stata il mio punto di riferimento, il mio supporto morale e la mia forza e spinta costruttiva per fare bene e sempre meglio. Un grazie va poi ad Andrea Baldini, che è stato il mio mentore. Sono cresciuto con lui e sotto la sua “dinastia” culinaria. Voglio anche ringraziare anche Giovanni Ciresa chef del Bauer. Severo ma giusto. I giovani aspiranti cuochi dovrebbero sempre incontrare uno chef come lui per imparare davvero il rigore e i segreti di questa appassionante professione».