RIVAROLO CANAVESE - Non fermarsi mai. E’ il magico motto del canavesano, Livio Raggino. Dopo essere stato campione italiano di paraciclismo, aver indossato la maglia della Nazionale italiana, vinto più volte il Giro d'Italia ed essersi cimentato con il sitting-volley, il rivarolese, classe 1959, è tornato, sportivamente parlando, ad un vecchio amore, che ha radici profonde nella sua vita: il rally.
«Il rally è una passione di famiglia» spiega Livio, che negli anni ’90 insieme a sua moglie Emanuela, nel ruolo di navigatrice, ha vissuto e condiviso numerosi momenti indimenticabili nel mondo dei motori. Domenica 29 settembre 2024, il canavesano è tornato al volante di quella mitica Renault 5 GT turbo, che, grazie ad un certosino lavoro di restyling, è diventata la prima auto storica da rally omologata e certificata in Italia da ASI con guida per disabili.
La decisione di ritornare al volante di una 4 ruote, dopo un lungo periodo di assenza, è stata motivata da esperienze significative. «La passione del rally c'è sempre stata – racconta Raggino - è stata messa da parte per il lavoro. Poi, due anni fa, sono andato in pensione e con più tempo libero ho cominciato a pensare a questo ritorno. Vista la mia malattia, che mi impedisce di guidare con il cambio manuale, abbiamo, con un attento lavoro, apportato delle modifiche alla macchina. L’abbiamo sistemata un po’ per volta: ora ho tutti i comandi al volante, per esempio. È la prima auto storica da rally in Italia con guida per disabili». La vettura è stata un stato un regalo prezioso per accelerare e facilitare il ritorno alla sua vecchia passione.
Quando si parla di accessibilità e inclusione nello sport, Livio è chiaro: «Scendere dal divano e praticare sport. Ora qualsiasi tipo di sport si può praticare, a 360 gradi, nonostante le disabilità. Sono passato dal ciclismo al sitting volley e ora torno al rally. Bisogna solo metterci buona volontà e provare. Si può fare tutto». Attualmente, Livio sta riprendendo confidenza con il mondo del rally in modo graduale, partecipando a raduni e piccole competizioni, con l’obiettivo di intraprendere un percorso agonistico l'anno prossimo: «Domenica 29 settembre è stata la mia prima uscita ufficiale. Navigato da mio figlio Luca ho partecipato al raduno di Biella. Ringrazio il mio club Amsap Biella per il supporto. In futuro, punterò a fare 3 o 4 gare durante l'anno». Inoltre, sarà di nuovo affiancato da sua moglie come navigatore, poiché «mio figlio non ha ancora la patente».
Una nuova sfida per il rivarolese, che con determinazione e resilienza ha affrontato anche i momenti più duri come la diagnosi della sua malattia, quasi 18 anni fa: «Non poter praticare lo sport come prima e vivere la vita antecedente alla malattia mi ha tirato giù di morale per molto tempo. Ma poi, un po' per volta, mi sono, diciamo, dato una scossa». «Andavo in bicicletta e proprio la bicicletta mi ha aiutato tanto – ricorda Livio Raggino - Subentrato l'agonismo, sono entrato nella nazionale di paraciclismo e ho vinto gare in Europa e nel mondo. I mezzi ci sono, bisogna solo avere la voglia di fare». La sua più grande motivazione? «Mio figlio Luca. Quando hanno scoperto la mia malattia, mia moglie era incinta. Ho combattuto per lui. E’ così che è iniziato tutto. Lui mi ha aiutato tantissimo, è da quando ha tre anni che mi segue per l'Italia e l'Europa per sostenermi». Proprio l’amore di Luca ed Emanuela sono stati la benzina che ha dato forza a Livio Raggino, diventato con passione e determinazione un esempio, nello sport e non solo, per tutti coloro che affrontano difficoltà: ha dimostrato che, con la giusta motivazione e un po’ di impegno, non ci sono limiti alle proprie aspirazioni. (Lucrezia Benedetto)








