RIVAROLO CANAVESE - A fine ottobre si è tenuta la cerimonia di premiazione della XXV edizione del Concorso nazionale di poesia e narrativa «Guido Gozzano». La manifestazione ha avuto tra i suoi protagonisti la talentuosa poetessa canavesana, Rosanna Frattaruolo, che si è classificata al primo posto della sezione «Silloge inedita» con il componimento «Al passaggio di una stella canaglia».
«Avevo lasciato la poesia sui banchi di scuola alle superiori - spiega Rosanna Frattaruolo - Laureata in Economia, mi sono trasferita in Romagna nel 2002. Sul treno da Conselice a Lugo di Romagna, che toccava tante piccole stazioni, ho scritto la mia prima poesia. Quel giorno, come ogni giorno, le immagini al finestrino si rincorrevano annientandosi una per una davanti ai miei occhi: addosso una fragilità, un senso di precarietà della vita che non poteva perdersi come quelle immagini che svanivano alle mie spalle. Rendere indelebile il disagio provato, dopo aver maturato una sorta di consapevolezza del presente che passa e non torna, è stata un'urgenza. E nella mia testa, prima che sul foglio, ho cominciato a comporre una poesia. Ancora oggi mi chiedo come la poesia sia accaduta, non avendo in quel periodo alcuna frequentazione poetica o suggestioni poetiche a cui attingere. Avrei potuto adottare come modalità espressiva il racconto, la prosa, il diario; invece ho sentito l'urgenza di scrivere in versi quel senso di precarietà della vita, quella fragilità che sentivo entrarmi dentro. Ed ecco, la poesia accade e interviene a farmi dire quel che in altro modo non potrei dire. O in poesia, dunque, o niente. La stessa urgenza che, credo, abbia sentito Peter Handke nell'utilizzare un codice poetico per esprimere un concetto di durata che in altro modo non poteva essere espresso. Il suo "Canto alla durata" nella traduzione di Hans Kitzmüller così comincia: "È da tanto che voglio scrivere qualcosa sulla durata / non un saggio, non un testo teatrale, non una storia – la durata induce alla poesia [...]"».
Se dovessi definire con una parola cos'è per te la poesia, quale sceglieresti? «La poesia nelle definizioni ci sta proprio stretta, per la sua matrice anarchica; ma se dovessi coniugare la poesia ad una parola, questa è sublime, nell'accezione introdotta da E. Burke (Ricerca filosofica sull'origine delle idee del bello e del sublime, 1756) e trattata poi da Kant nella Critica del Giudizio, 1790 - racconta la poetessa - Ecco, oserei dire che sublime è la poesia, per l'idea che ne ho: per il poeta, costretto a stare di fronte al precipizio, a temere la caduta, senza poterne fare a meno, perché è proprio in bilico che scaturisce la creatività che lo identifica. È nello scontro fra sentire e ragione che si colloca la poesia che non ha connotati precisi: è materia e antimateria - dunque energia - profondità e scavo - dunque paura; è la corda a cui mi aggrappo - mi salva - è la stessa che mi si stringe al collo e mi attenta».
Ci parli di «Fegato in cartolina»? Qual è la scintilla creativa che ha infiammato la tua ispirata penna per dare vita a questo originale, appassionante e premiato libro? «Questo libro è il risultato di diversi anni di lavoro: ci sono narrazioni che risalgono al 2018, altre al 2021; poi i necessari tempi di messa a dimora e nel 2022 la rielaborazione degli eventi con la creazione di altri testi e la ricerca di un progetto che potesse contenerli. Sì, perché la pubblicazione di un libro richiede studio e meditazione: non mi interessa raccogliere testi e considerare un libro semplicemente come un contenitore. Il libro, di per sè, dovrebbe costituire un'opera d'arte. L'immagine di copertina e il titolo - solo apparentemente slegati -, la presenza di vere cartoline a dare respiro tra una sezione e l'altra, di innesti fotografici, sono alcuni dettagli che rendono questo libro un progetto».
Così scrive Alberto Bertoni - poeta e critico letterario, professore ordinario di Letteratura italiana contemporanea e Prosa del Novecento all'Alma Mater di Bologna - nelle note introduttive al libro: «In questo libro folgorante e originalissimo, Rosanna Frattaruolo – una scrittrice pugliese di origine ma piemontese di vita e di attività letteraria – ci dona un esempio di straordinaria coesione (e densità) strutturale, intonativa, metrico-prosodica e argomentativa: la sua è infatti una sequenza à bout de souffle, da lasciare senza fiato [...] Il Soggetto che parla è corporeo e non meramente spirituale, come ci dicono i nomi di vari organi umani rievocati in francese, e come conferma il titolo, Fegato in cartolina: un ossimoro che da un lato rimanda all’archetipo fisiologico che si contrappone all’abusata icona poetica del cuore (fra Prometeo e la sede materiale della malinconia); e dall’altro richiama invece la forma della cartolina in versi, tutt’altro che minore, nel nostro Novecento». Dalla recensione del poeta e critico letterario Alfredo Rienzi: «Fegato in cartolina, titolo curioso [...] può essere paragonato a un cubo di Rubik che però – essendo materialiter un libro di poesie – non potrà mai essere ricondotto alla configurazione una e originale, nota alla sola autrice, ma dovrà essere accettato nelle sue modalità mutevoli e temporanee, nonostante o forse proprio per il rigore delle sue regole interne. O ad un ologramma multidimensionale, del quale il lettore non potrà che cogliere, di volta in volta, alcune prospettive. Ma, poiché, abbiamo detto, forma esterna e spirito interno sono inscindibili, calandoci nel secretum del detto e del non-detto dei versi, la questione perde ogni valenza ludica e, anticipiamo, si conduce in un humus di inquietudine e asprezza. Basterà, quindi, una prima occhiata per dissipare ogni sospetto di “leggerezza turistica” o di diaristica del viaggiatore».
«Fegato in cartolina» e i tuoi altri componimenti hanno vinto già come detto altri premi. Quale emozione si prova a ricevere questi riconoscimenti e in particolare ci puoi raccontare qualcosa del Concorso Nazionale di poesia e narrativa «Guido Gozzano» e del premio ricevuto? «Fegato in cartolina ha ricevuto già da inedito (e poi da edito) segnalazioni, oltre al premio della critica al premio InediTo Colline di Torino e al primo premio Il Convivio - dice Rosanna Frattaruolo - Altre due raccolte ancora inedite hanno ricevuto riconoscimenti in vari premi. "Al passaggio di una stella canaglia", l'ultima raccolta inedita che ha ottenuto il primo premio al Concorso Nazionale di poesia e narrativa "Guido Gozzano" - giunto alla venticinquesima edizione, organizzato dall’Associazione Culturale, la Biblioteca di Poesia di Terzo in collaborazione con il Comune di Terzo"Guido Gozzano" - descrive in chiave poetica, alcuni passaggi di attraversamento della malattia che mi ha colpita: la poesia non salva, ma consente di trasformare l'orrido, il terribile in qualcosa di accettabile, addirittura sublime. Non scrivo, tuttavia, poesie per partecipare ai concorsi letterari. È solo da tre anni che sfoglio i bandi. La poesia accade, occupando nella mia vita uno spazio e un tempo. Tuttavia ritengo che il processo poetico (non la poesia) sia concluso solo quando arrivi al fruitore, realizzandosi una sorta di riconoscimento della poesia (che ci mette in relazione nuovamente col mondo). Attraverso la partecipazione ai concorsi la poesia giunge agli altri, ai lettori (in questo caso giurati)».
Sei originaria della Puglia ma vivi da tempo a Rivarolo. C'è un legame speciale con il nostro/tuo territorio? «Sono arrivata in Canavese venti anni fa. Da Manfredonia, città di mare, a Locana; poi, da Cuorgnè - dove ho vissuto per 14 anni - mi sono trasferita a Rivarolo Canavese. È nel Canavese che ho consolidato la rete di contatti, fisici e virtuali, nel circuito della poesia, frequentando realtà sia torinesi che locali. Attualmente collaboro con l'associazione culturale torinese "Vivere d'Arte" per la realizzazione di eventi culturali.
Le presentazioni dei miei libri hanno sempre ricevuto buona accoglienza dalle amministrazioni locali nel Canavese. Ci sono realtà particolarmente attente alle risorse artistiche del territorio. Cito, ad esempio, Rivara che, a Villa Ogliani, ha sempre dato spazio a rassegne letterarie - il 22 novembre presenterò il libro "Fegato in cartolina je vais te dire un secret" nell'ambito della rassegna Salotti d'Autunno Letterari; anche Castellamonte sta lavorando tantissimo in questa direzione nell'ambito della Mostra della Ceramica, creando interessanti sinergie territoriali (coi comuni limitrofi), nazionali (ad esempio, con Matera e Faenza) e internazionali. Ritengo indispensabili la contaminazione o il semplice entrare in contatto con altre comunità artistiche, la discussione artistica, per crescere e per avere un riconoscimento che vada oltre i propri confini territoriali. Non è sufficiente creare circoletti chiusi nei quali a turno ci si dica "bravi"; è importante che ci siano flussi artistici di qualità in entrata e in uscita per alimentare la creatività, per crescere ed essere riconosciuti nel fare arte. La mia poesia non ha tuttavia nel linguaggio contaminazioni settentrionali, nonostante tutta la produzione poetica sia stata elaborata tra Emilia Romagna e Piemonte: la materia magmatica di cui si nutre la mia lingua poetica è mediterranea, pur muovendosi da sempre in questi territori e lasciandone traccia nei versi. La mia presenza nel circuito poetico torinese e canavesano viene confermata anche dal mio recente inserimento nell'antologia Poesia a Torino. Cent'anni e quaranta volti, curata dal critico e poeta Alfredo Rienzi (Puntoacapo editrice, 2024) e che nelle note introduttive il professor Giovanni Tesio definisce: «un portolano, un aiuto alla navigazione di un luogo – Torino – che non manca di poeti, anche se siamo più propensi a credere che la poesia sia sempre e soltanto altrove: nelle capitali dell'editoria, nelle capitali di una geografia più mediatica […] cui si può opporre - e la mappa di Rienzi lo certifica – una generosa e non impettita resistenza». Sempre nel 2024 sono stata inserita come voce poetica ne Le vie dei poeti. Passeggiate in Canavese di poeta in poeta, curata da Davide Motto per le Edizioni Pedrini, 2024».
Dalla raccolta che ha ottenuto il premio Gozzano:
«Ho le braccia gelate
temo lo scoppio dell'ago Cosman
mentre scrivo imparo il suo nome
ciò che l'occhio non fa di fronte all'orrido
lo fa la poesia
e la necessità della chirurgia nella parola
imparo il tubo di plastica integrato
la porta di iniezione la resistenza al pensiero deviante
annaspo nell'acqua pazza di marzo
lo scoppio del gadolinio mi accende la rassegnazione
tornare all'ago
(sentirne solo il suono sarebbe bello: al lago)
i remi sono fermi aspetto a seno nudo
verranno a salvarmi»