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BRANDIZZO - La Filt Cgil impugnerà il licenziamento di Antonio Massa, il dipendente di Rfi indagato per la strage dello scorso scorso 30 agosto a Brandizzo. Cinque gli operai che hanno perso la vita travolti da un treno in transito mentre stavano lavorando sui binari. Per la Cgil la decisione dell'azienda di licenziare il tecnico è scorretta dal momento che Massa, seppur indagato, non è stato ancora nemmeno sentito dalla procura di Ivrea che indaga sul caso.

Per la Cgil procedere con il licenziamento, in questa fase, significa cercare a tutti i costi un "capro espiatorio". E' quanto ha sostenuto anche il segretario generale Filt-Cgil Piemonte, Giuseppe Santomauro, introducendo il seminario «L'ansia punitiva», nel corso del quale si è parlato proprio della strage di Brandizzo insieme al professor Maurizio Catino e al segretario generale della Filt Cgil nazionale, Stefano Malorgio.

«Di chi è la colpa nella strage di Brandizzo? Di fronte a eventi negativi - incidenti, scandali d'impresa, crisi e fallimenti - ci sono due strategie per gestire la colpa. La prima è riconoscere le cause dell'evento e mettere in campo adeguate misure di correzione. La seconda consiste nel trasferire la responsabilità sulle persone direttamente coinvolte nei fatti per creare uno o più capri espiatori. Così le organizzazioni sono salve e si sottraggono dall'attuare interventi di rimedio complessi e costosi». Il seminario ha approfondito questi aspetti per mettere in luce il processo di fabbricazione del capro espiatorio e i limiti delle soluzioni individuali su cui ricadono le colpe anche di altri.