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CANAVESE - «Le sostanze perfluoroalchiliche (Pfas), nell’acqua degli acquedotti piemontesi, risultano a livelli fortemente inferiori ai limiti previsti dalla legge. Pertanto l'acqua analizzata rispetta i parametri di potabilità e non si ipotizzano rischi immediati per la salute. Difficilmente saranno introdotti obblighi di controllo aggiuntivi sulle acque». Questa la comunicazione che l’assessore alla Sanità Luigi Icardi ha ribadito in aula, nell’ambito dei question time, in risposta alle interrogazioni dei consiglieri Giorgio Bertola (Europa Verde), Sean Sacco (M5s) e Francesca Frediani (M4o).

Le Pfas sono composte da migliaia di sostanze chimiche di sintesi utilizzate in molti processi produttivi e la loro caratteristica è la bassa tossicità. L’evoluzione degli ultimi anni della normativa europea ha previsto il progressivo aumento dei controlli oltre che nell’ambiente anche negli alimenti e nelle acque potabili, definendo dei limiti di accettabilità. La direttiva Ue prevede che la Commissione europea individui, entro il 2024, i criteri per le verifiche affinché entro il 2026 gli Stati membri adottino le misure necessarie a garantire la sicurezza delle acque destinate al consumo umano.

«Sono decenni - aggiunge Icardi - che si effettuano indagini sull’acqua sia dal punto di vista chimico, sia microbiologico. Per quanto riguarda il polo di Spinetta Marengo, nel Comune di Alessandria, dove ha luogo una produzione attiva di Pfas, particolare attenzione è stata rivolta alla possibile contaminazione potenzialmente generata dalla sua attività. L’Asl di Alessandria ha pertanto individuato fonti di alimentazione sicura per l’acqua potabile. Abbiamo fatto un'azione non di sanità pubblica (poiché i limiti erano inferiori alla legge) ma di controllo attraverso il Comitato etico in forma di sperimentazione». 

I consiglieri Bertola, Sacco e Frediani hanno segnalato che già cinque Paesi membri (Danimarca, Germania, Norvegia, Paesi Bassi e Svezia) hanno presentato all'Agenzia Ue per le sostanze chimiche (Echa), una proposta per vietare i Pfas in tutta l’Unione Europea a partire dal 2026. In Piemonte - hanno segnalato gli interroganti - «circa 125mila persone (quasi il 3 per cento della popolazione) potrebbero aver bevuto acqua contaminata e il problema Pfas in Piemonte non è circoscritto alla sola area di Alessandria dove si trova lo stabilimento chimico Solvay Specialty Polymers, ma in oltre 70 comuni della città metropolitana di Torino».