CALUSO - Parte anche dal Canavese la mobilitazione delle estetiste, costrette ad una serrata che non vede fine a causa del coronavirus. I centri estetici, così come i negozi di parrucchiere, sono quelli che apriranno al pubblico per ultimi nella fase 2. Per questo un vasto movimento di imprenditori e imprenditrici ha dato vita ad una petizione che è anche un grido d'allarme per la categoria: la serrata rischia di mettere in ginocchio 130 mila imprese del settore e di favorire il lavoro nero. Per questo le estetiste hanno scritto la lettera che segue al premier Giuseppe Conte. Grazie ad Arianna Foggiato Arianna di Sunflower a Caluso per la segnalazione dell'iniziativa.
«Spett. Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.
Sono un'estetista. Sono un'artigiana che crea lavoro, produce benessere e rispetta le regole. Sono una professionista che con disciplina e rigore mette la sicurezza sopra ogni cosa. Comprendo che mettere d'accordo un'Italia intera, con esigenze, richieste e pretese, sia gravoso ed estremamente impegnativo. Avere a cuore la salute del Paese e di chi ci vive è lodevole ed encomiabile, le dà onore. Ha il mio pieno sostegno perchè chi vuole la sicurezza e la salute merita la mia stima. Entrambi vogliamo offrire sicurezza e garantire chi si affida a noi le migliori condizioni possibili.
Nel mio mestiere avere cura dei particolari, usare attenzione ed evitare qualsiasi rischio è fondamentale. Questo e molto altro mi accomuna alle tante colleghe che le stanno scrivendo. Proprio per questo, vista la peculiarità del lavoro che svolgo, desidero portare a sua conoscenza che nella mia attività sono estremamente responsabile, attenta e ligia nell'eseguire tutte le normative igienico-sanitarie utilizzando la massima diligenza con i migliori ausili a disposizione. Nel mio centro igiene e sicurezza sono ai massimi livelli perché utilizziamo gli standard più evoluti suggeriti da esperti qualificati.
Gentile Giuseppe, mi consenta di usare il suo nome. Il Suo decreto implica il mettere in grave pericolo oltre 263000 addetti e 130mila imprese, induce il lavoro nero e l'abusivismo a cui le persone ricorreranno con implicazioni gravissime e rischiose per la salute pubblica. Io voglio evitare di diventare un'abusiva, non voglio lavorare in nero, non voglio evadere il fisco perché sono un0imprenditrice. Sono una donna che ha avviato un'attività artigianale nonostante mille difficoltà. Sono un'estetista professionista, attenta e scrupolosa, che vuole lavorare per garantire il suo contributo al paese, per cui sono a farle una richiesta. Venga nel mio centro.
Venga a toccare con mano la qualità di quanto le ho spiegato. Venga a vedere con i suoi occhi il livello di sicurezza. Sono certa che comprende che le estetiste sono tra le categorie quella più rispettosa delle normative igienico-sanitarie, la categoria che vuole aiutare il paese ad iniziare la fase 2 da lei indicata, per far ripartire subito la nostra amata Italia. La sspetto oggi stesso perché tengo in estrema considerazione il suo giudizio e la sua valutazione in merito a quanto le ho scritto».