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CUORGNE’ - A poco più di una settimana dall'incontro informativo aperto al pubblico nella sala Trinità e dalla conferenza dei servizi per la possibile riapertura della cava di Campore per la produzione di materiali inerti in località Deir, sono state inviate a Città Metropolitana di Torino (e per conoscenza al Comune di Cuorgnè) le osservazioni dei consiglieri comunali di opposizione, Danilo Armanni, Lidia Perotti e Davide Pieruccini. Questi ultimi hanno sentito i cittadini e si sono espressi sul progetto presentato dalla ditta proponente (la Scavi Ter Morletto di Rivarolo Canavese).

La prima criticità, evidenziata nella dettagliata relazione depositata a Torino, è la presenza di amianto nelle rocce oggetto degli interventi estrattivi. «Questa situazione ci preoccupa soprattutto in relazione al trasporto del materiale – spiegano i rappresentanti della minoranza consiliare - I camion per trasporto dei materiali estratti dovranno percorrere strade strette e trafficate in pieno centro urbano di Cuorgnè, dove le dispersioni di polveri contaminate potrebbero avere conseguenze gravi sulla salute della popolazione».

Ci saranno ricadute negative anche sulla viabilità locale, secondo quanto osservato nel documento: «L’aumentato flusso di veicoli pesanti impatterà su vie strutturalmente insufficienti a sostenerlo: in primo luogo la direttrice Alpette-Cuorgnè dove il traffico ordinario di una strada di montagna verrà inevitabilmente reso disfunzionale, soprattutto d’inverno quanto a peggiorare tutto ci sarà la presenza di neve e ghiaccio. Via Alpette, poi, è stretta ed inadatta al traffico persistente di camion. Non dimentichiamoci, infine, che nel primo tratto di via Brigate Partigiane in direzione Valperga, in prossimità dell’intersezione con via XXIV Maggio, ci sarà l’uscita della nuova scuola media G. Cena, collocata direttamente sulla strada. Negli orari di inizio e termine delle lezioni, ci saranno oltre 500 ragazzi, con le conseguenti difficoltà per la viabilità ordinaria».

C’è, tuttavia, una questione che, dalle osservazioni depositate, sembra impattare più delle altre: «L'articolo 10 della legge quadro sugli incendi boschivi n. 353 del 2000 prevede che le aree percorse dal fuoco non possono avere, per almeno 15 anni, destinazione diversa da quella preesistente all'incendio – aggiungono Armanni, Pieruccini, Perotti – Quella zona è stata colpita da un incendio nel 2017, il che vieterebbe di procedere, almeno fino al 2032, alla variante del Piano Regolatore necessaria per modificare l'attuale condizione del terreno oggetto del proposto intervento da agricolo boschivo ad attività estrattiva». «Per tutti questi motivi di interesse pubblico la cava non va autorizzata – concludono dai banchi dell’opposizione i tre consiglieri – Abbiamo partecipato all’incontro di lunedì per ascoltare soprattutto la voce dei cittadini e le varie segnalazioni utili a far partire un lavoro d'insieme e poi a presentare nelle sedi opportune un documento dettagliato con finalità “ostative” alla riapertura. Lo abbiamo fatto con trasparenza, rendendolo pubblico e rispettando i tempi brevi di consegna (entro mercoledì 12 febbraio)».


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