CUORGNE’ - Si è svolto martedì primo agosto 2023 l’atteso consiglio comunale aperto per discutere sul futuro dell’ospedale e sulla mancata riapertura del pronto soccorso. L’assemblea ha preso il via alle ore 17 all’ex chiesa della Santissima Trinità di Cuorgnè e ha visto la partecipazione, insieme ai rappresentanti del parlamentino locale, di tanti amministratori e sindaci del territorio, dei sindacati, degli esponenti del comitato del Comitato in difesa della sanità pubblica alto Canavese per la riapertura del pronto soccorso dell’ospedale di Cuorgné e di diversi cittadini. A far discutere ovviamente le conclusioni dello studio commissionato dalla Regione Piemonte secondo cui il nosocomio cittadino potrebbe essere privatizzato, senza riapertura 24 ore su 24 del pronto soccorso.
Unico grande assente l'assessore regionale alla sanità, Luigi Icardi. A fare gli onori di casa ci ha pensato la sindaca cuorgnatese Giovanna Cresto, che ha sottolineato come «Quanto messo nero su bianco dallo studio che la Regione Piemonte ha commissionato ad un'azienda esterna va esattamente nella direzione opposta rispetto agli impegni presi, proprio qui a Cuorgnè, dalla Regione Piemonte». «L’assessore Icardi ha detto che oggi parleremo del “nulla” e quindi così faremo – ha sottolineato ironicamente Giovanna Cresto – Non c’era nessuna vena polemica nella convocazione di questo consiglio comunale aperto. Toccherebbe alle Regione dare le delucidazioni del caso. La mia speranza è che da questa assemblea esca un movimento compatto. Mi fa piacere vedere tanti sindaci del territorio qui. Abbiamo intrapreso insieme un cammino per difendere ciò che già abbiamo e il diritto alla salute dei nostri cittadini. Con loro e con i sindacati siamo pronti a parlare del futuro dell’ospedale di Cuorgnè e della sanità di tutto il territorio. Cuorgnè è punto di riferimento per tutte le nostre Valli e deve rimanere un punto di riferimento importante. In più devono essere potenziate le altre strutture presenti in alto Canavese».
Ci ha messo la faccia, invece, il direttore generale dell’Asl To4, Stefano Scarpetta, che ha dato una sua versione dello studio commissionato dalla Regione: «Non ho tutte le risposte che il territorio probabilmente si aspetta. Non è nemmeno mia competenza, ma sono il direttore generale dell’Asl di riferimento e la faccia ce la devo mettere. Parto dallo studio tanto discusso. Ho approfondito alcuni aspetti. Intanto, è uno studio finanziato da una compagnia bancaria privata e quindi non pagato da Asl To4 né dalla Regione. Almeno, non ha gravato sulle tasche pubbliche. Nello studio, per quello che ho letto io, si parla di esternalizzazione e non di privatizzazione. Già l’attività che viene effettuata ora al Ppi di Cuorgnè, almeno per la parte medica, è chiaro che è esternalizzata. Nel senso che abbiamo fatto una gara per i medici, mentre la direzione interna che governa il servizio è a capo del primario del pronto soccorso di Ivrea che è anche primario di questa struttura. Nessuno mette in discussione, per come ho letto io lo studio, quello che c’è adesso a Cuorgnè. Sono ipotesi, anzi, implementative. In più. Il Ppi, oltretutto, funziona bene e si è attestato sulle 12 ore con 30 passaggi giornalieri. Cercheremo di portarlo nei prossimi mesi a 24 ore. Ho parlato con Alberto Cirio che mi ha confermato come lo studio non sia vincolante».
Molto duro Piero Rolando Perino, presidente dell’Unione Montana Val Gallenca: «Il fatto che non siamo ascoltati dall’assessore regionale è grave. Lo scambio di lettere con la risposta di Icardi al sindaco di Cuorgnè è scandalosa. Siamo qua per difendere un territorio. Non per attaccare un assessore». Tutti gli amministratori canavesani sono stati concordi nella necessità, ora più che mai, di fare fronte comune per difendere la sanità del territorio: «Esternalizzare vuol dire comprimere il diritto alla salute e questo è inaccettabile - ha detto il sindaco di Ivrea, Matteo Chiantore - Il presidio ospedaliero di Cuorgnè va difeso». Unica voce fuori dal coro quella del consigliere comunale di minoranza, Davide Pieruccini che ha puntato il dito contro l’operato della sindaca Cresto e della maggioranza, invitando addirittura i sindaci dell’area omogena 8 a chiedere le dimissioni del primo cittadino di Cuorgnè dal ruolo di portavoce del territorio.