CUORGNE' - Dopo la riapertura del pronto soccorso di Cuorgnè, torna a farsi sentire, con un comunicato specifico, il Comitato per la Sanità Pubblica. Il tema è proprio l'esigenza di sostenere la sanità pubblica sul territorio per evitare che le scelte della politica finiscano per privilegiare solo quella privata.
«In questi giorni è stata emanata la nuova finanziaria. Si parla di un incremento del finanziamento per la spesa sanitaria mai visto prima - dicono dal Comitato - non possiamo credere che quella somma sia tutta destinata alla sanità pubblica. Non siamo così ingenui. Di quella cifra, una notevole quantità migra nella sanità privata. Noi cittadini versiamo soldi nelle casse pubbliche e senza poterci fare nulla, gran parte di quella cifra non sarà spesa per la gestione del servizio sanitario pubblico ma andrà nelle mani di privati. Molte volte questa migrazione di denaro pubblico è mascherata da esternalizzazione dei servizi o da convenzioni con case di cura, cliniche private e poliambulatori privati. In altri casi si assume personale tramite associazioni ad un costo notevolmente superiore a quanto costerebbe assumere lo stesso lavoratore direttamente; vedasi “gettonisti”. Così quando si esegue una qualsiasi prestazione in un ambito di convenzione anche se, come utente, pago lo stesso ticket è assodato che sposto una notevole quantità di denaro dalla sanità pubblica a un ente privato. Questo atteggiamento porterà inevitabilmente ad una sanità privatistica, accessibile a pochi e che darà risposte limitate a chi non avrà liquidità, patrimonio ed una assicurazione che copra le proprie esigenze».
«Nei giorni scorsi è emersa la grande problematica relativa all’iper-afflusso nei pronto soccorso di tutta l’area torinese. Diverse sono le problematiche che incidono su questa istanza. Se da una parte esiste un problema territoriale accompagnata ed esacerbata dalle fragilità della popolazione sempre più anziana, dall’altra parte è evidente la netta diminuzione dei posti letto nei reparti ospedalieri che non possono accogliere e soddisfare la richiesta di ospedalizzazione. Come sempre il tutto legato alla carenza del personale. Questa situazione mette estremamente in crisi il personale che lavora nei Dea e nei Pronto Soccorso. La preoccupazione, non tanto remota, è quella che il personale preferisca licenziarsi per andare a lavorare altrove».
«Quali conseguenze? Che si lasci nelle mani dei privati la gestione dei pronto soccorso. Da qui è evidente che tutto ciò che sarà appetibile al privato sarà incanalato verso interventi e prestazioni da effettuare in strutture private; lasciando alla sanità pubblica quello che non avrà una resa economica. In questo modo sempre più denaro pubblico sarà veicolato nel privato e sarà un ulteriore passo verso la privatizzazione globale della sanità. Quali sono le proposte dei candidati alle prossime elezioni regionali sul tema della sanità pubblica universalistica? Quali garanzie a sostegno della sanità pubblica universalistica?».