CUORGNE' - Brutte notizie per l'ospedale di Cuorgnè dallo studio che la Regione Piemonte ha commissionato ad un'azienda esterna per fare il punto sul fabbisogno sanitario del Canavese e sul riordino della rete dell'Asl To4. L'ospedale di Cuorgnè, secondo le conclusioni dello studio, andrà privatizzato e, stando alle attuali esigenze del territorio, non ha nemmeno bisogno di un pronto soccorso attivo 24 ore su 24.
Conclusioni bocciate dal sindaco di Cuorgnè, Giovanna Cresto, pronta a chiedere lumi alla Regione (all'assessore alla sanità Luigi Icardi ma anche al presidente Alberto Cirio): «Quanto messo nero su bianco da questo studio va esattamente nella direzione opposta rispetto agli impegni presi, proprio qui a Cuorgnè, dalla Regione Piemonte». Il riferimento va alla conferenza stampa dell'ottobre scorso, durante la quale, dopo l'apertura del Punto di Primo Intervento al posto del pronto soccorso, Cirio aveva assicurato l'impegno della Regione per la riapertura completa del reparto. Fin qui, purtroppo, non si è mosso nulla e quest'ultimo studio metterebbe una pietra tombale sulla riapertura del pronto soccorso.
«Il pronto soccorso di Cuorgnè serve un bacino di utenza sufficiente per il mantenimento del pronto soccorso - si legge nello studio - tuttavia la presenza di due Dea di riferimento spoke raggiungibili in meno di 60’ di percorrenza per tutti i comuni del distretto (escluso Ceresole Reale) ed il numero di accessi appropriati inferiore agli standard minimi delineati dalla normativa vigente e futura, suggeriscono di mantenere attiva la funzione ambulatorio per le piccole urgenze nelle 12 ore diurne». In altre parole: il Punto di Primo Intervento basta e avanza.
In virtù della difficoltà a trovare personale e al bacino d'utenza vicino ad altri ospedali più grandi, lo studio suggerisce di privatizzare l'ospedale: «Da qui la necessità di esternalizzare, mantenendo in capo all'Asl To4 la Direzione Sanitaria e Strategica, alcune attività ad un soggetto privato», dice chiaramente lo studio. Le attività alle quali si fa riferimento sono quelle che potrebbero essere maggiormente remunerative in caso di esternalizzazione: attività operatoria, attività ambulatoriale per reclutamento pazienti, ambulatorio per le urgenze (il Ppi), eventuale gestione dell’assistenza infermieristica nei reparti di area chirurgica.
Lo studio, come sempre in questi casi, si basa su numeri, statistiche e percentuali. Serve poi la volontà politica per attuarlo. Ed è proprio su questo che il Comune di Cuorgnè, adesso, vuole vederci chiaro. Le parole spese sull'ospedale e sul pronto soccorso sono fin troppo chiare. Ora spetta alla Regione decidere se gettare lo studio in qualche cestino oppure prendere spunto per poi metterlo in pratica...