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FORNO CANAVESE - Si cercano acquirenti per l'ex casa di riposo di Forno Canavese. Il sogno? Poterla un giorno riaprire. Ma, in soldoni, servono 600 mila euro per sanare i vecchi debiti e almeno 2 milioni (mal contati) per gli eventuali lavori di ristrutturazione. E' il riassunto del lungo confronto di ieri sera patrocinato dal Comune nei locali dell'ex area Obert di Forno Canavese dove, per la prima volta, al cospetto dei fornesi, si sono presentati la parrocchia (al momento ancora proprietaria dell'immobile) e i responsabili della cooperativa che ha in gestione la struttura, ora trasformata in un centro per l'accoglienza dei profughi. Una serata attesa e ampiamente partecipata.

Sono 54, al momento, i migranti ospiti nell'ex casa di riposo Alice. Tantissimi fornesi, più che criticare la gestione dei profughi (in merito alla quale sono emerse comunque diverse criticità a partire dagli schiamazzi notturni fino ad una diffusa sensazione di insicurezza in paese), se la sono presa con don Claudio Baima Rughet, referente della parrocchia, contro il quale è stato più volte puntato il dito in merito alla cessione della casa di riposo. Frutto di un dissesto che, come ha confermato lo stesso don Claudio, ha costretto la parrocchia a cedere l'immobile alla cooperativa «Sanitalia», con la quale la chiesa di Forno si è indebitata per circa 650 mila euro negli ultimi mesi di gestione dell'ormai ex casa di riposo (chiusa nel 2020 causa covid). Fatto sta che un'attività presumibilmente in salute si è trovata in poco tempo travolta dai debiti. Qualcuno ha anche auspicato l'intervento della guardia di finanza per fare luce sulla gestione della casa di riposo dal 2018 in avanti. Di certo è mancata un'adeguata comunicazione: il confronto di ieri sera, probabilmente, è arrivato in ritardo di almeno tre o quattro anni. Anche per questo c'è stato qualche momento di tensione.

In attesa che l'accordo venga formalizzato in via definitiva, la cooperativa ha comunque in gestione l'immobile e, rispondendo «presente» alla chiamata della prefettura di Torino, ha attivato un progetto di accoglienza ai migranti per non lasciare vuoto lo stabile. Circostanza simile a quanto accaduto in altri centri del Canavese per far fronte, su richiesta del Ministero dell'Interno, alla costante ondata di profughi in arrivo, da quattro mesi a questa parte, sulle coste italiane. Per ogni ospite la cooperativa riceve 25,5 euro al giorno che, in gran parte, se ne vanno per sostenere le spese di utenze, viveri, personale, manutenzione ordinaria. Ai ragazzi ospiti vanno 2,5 euro al giorno oltre vitto e alloggio.

L'amarezza per aver «perso» la casa di riposo (tra l'altro donata e mantenuta per anni proprio grazie agli abitanti del posto) sommata ai timori per la gestione dei nuovi migranti, hanno reso la serata piuttosto «frizzante». Assenti in sala, nonostante l'invito, i rappresentanti dei consigli di amministrazione della casa di riposo che si sono succeduti negli ultimi anni. Solo alla fine, sentita la disponibilità di tutti gli attori coinvolti, alcuni fornesi si sono detti pronti a tentare di trovare nuovi investitori, possibilmente residenti in paese, per salvare la struttura e ricominciare da zero, con l'auspicio di riportare l'edificio al suo scopo originale. I tempi, però, sono piuttosto stretti e le cifre da raccogliere davvero importanti.