GRAN PARADISO - Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo intervento del presidente dell'Associazione Amici de Gran Paradiso, Guido Novaria, in merito allo stallo che si è creato da mesi nella nomina del nuovo presidente dell'ente parco. Il Ministro dell'Ambiente, un paio di settimane fa, si è visto costretto a prolungare il mandato di commissario straordinario dell'ente al presidente uscente Italo Cerise (link sotto).

«Per il successore di Italo Cerise sulla poltrona di presidente del Parco Nazionale Gran Paradiso stiamo assistendo ad una contrapposizione nettissima fra politici piemontesi e valdostani e fra gli stessi amministratori dei Comuni delle vallate inseriti nell’area protetta.  Tutto in nome di una non meglio chiarita supremazia dell’appartenenza al territorio da parte dei candidati presidenti rispetto a quella dell’esperienza, della professionalità e della preparazione per un ruolo che, in passato, aveva visto avvicendarsi parecchi “presidenti cittadini”, da Giovanni Picco a Franco Montacchini ,da Mario Deorsola a Mario Rey, per arrivare ai 25 anni di guida dell’Ente Parco del presidente Gianni Oberto, celebre avvocato di Ivrea.

Erano gli anni delle denunce e degli esposti contro quei “presidenti cittadini” visti come esecutori delle volontà ministeriali romane rispetto alle richieste di un territorio che contestava l’allargamento dei confini dell’area protetta e considerava il Parco come il  maggior ostacolo allo sviluppo delle vallate dell’Orco e del Soana. Un’epoca, per fortuna, che sembra lontana anni luce dai giorni nostri dove l’”effetto Parco” è diventato motore di un’economia nuova per la montagna del Canavese che considera finalmente il Parco “elemento trainante per l’economia delle Terre Alte”.

Di qui derivano una corsa nuova alla presidenza e alla composizione del direttivo, entrambe ancora condizionate dalle scelte dei  partiti. E’ quanto meno singolare che il nome del presidente dipenda dal ministro per la transizione ecologica, sentiti i pareri dei presidenti delle regioni Piemonte e valle d’Aosta. E allora via alla bagarre partitica in cui anche il più modesto incarico ricoperto in passato diventa utile a riempire i curricula dei singoli candidati. A nessuno di loro, però, viene richiesto un programma di lavoro, né tantomeno un’idea sul Parco  che andranno a (o vorrebbero) guidare. Tutto è affidato a una firma sul decreto di nomina, poi si vedrà. Intanto ci pensa un commissario (in questo caso il presidente uscente Cerise) a mandare avanti l’Ente,in attesa che la politica trovi un accordo su questo o quel nome.

E per buona pace di tutti problemi  come la revisione della regolamentazione del traffico sulla strada per il Nivolè o lo spostamento della sede da Torino in uno dei centri inseriti nei confini de Parco, possono attendere. La politica non ha fretta».