IVREA - La Casa delle donne, Il sogno di Tsige, il Centro Gandhi Ivrea, MIR Ivrea, Emergency Canavese e la Cgil di Ivrea, da sempre impegnate nel nostro territorio per la pace e la nonviolenza, hanno preso carta e penna e scritto al Ministro della Difesa, Guido Crosetto, e per conoscenza al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella con l'obiettivo di sensibilizzarli in merito al riemergere in Europa e nel nostro Paese di politiche militariste e di riarmo.
«Siamo una rete di associazioni apolitiche e aconfessionali che da molti anni si impegna a diffondere la cultura della pace e della nonviolenza ispirandosi al pensiero e alla esperienza politica di M.K.Gandhi e di altri maestri della nonviolenza. Recentemente siamo stati colpiti dalle parole pronunciate da un ammiraglio della Marina Militare Italiana durante la celebrazione eucaristica presieduta il 9 febbraio dal compianto Papa Francesco in piazza San Pietro, in occasione del “giubileo delle forze armate”, il quale ha dichiarato: “le forze armate italiane esistono per difendere la pace e per fare guerra alla guerra”. E’ un’affermazione che ci ha sorpresi, ma com’è possibile concretizzarla? - si legge nella lettera inviata a Crosetto - La risposta oramai quasi universalmente data dalla politica a questa domanda, secondo la logica della “deterrenza”, é lo sviluppo del militarismo, cioè il riarmo e/o l’ammodernamento tecnologico dei sistemi d’arma, finanziato con un copioso aumento delle risorse destinate alle spese militari, deciso dalla Commissione Europea, sottraendo risorse al finanziamento di servizi essenziali per la popolazione Italiana quali l’istruzione e l’assistenza sanitaria, la tutela del territorio, l’aiuto ai paesi poveri».
«Ora noi ci domandiamo e domandiamo a Lei, qual’ è la ratio di tale scelta politica? Stiamo assistendo inorriditi a quanto accade in Ucraina e in Palestina, in particolare nella striscia di Gaza, dove, a fronte di una efferata aggressione militare di Hamas , il governo Israeliano risponde con una ritorsione di inaudita violenza provocando migliaia di vittime anche civili, tra le quali molti bambini innocenti, e la quasi totale distruzione di un intero territorio - spiegano i sodalizi eporediesi e canavesani - Ora noi ci domandiamo e domandiamo a lei: in questo modo, cioè con l’impiego degli eserciti, sono stati difesi i diritti umani e si è ottenuta la pace e la sicurezza nazionale e mondiale? Noi pensiamo che non sia questa la strada giusta. In politica estera si tratta innanzitutto di riprendere il percorso virtuoso iniziato nell’immediato dopoguerra con la istituzione degli organismi sovranazionali, quali l’Onu, e proseguito con gli accordi sul disarmo, attuando le necessarie riforme sia del diritto internazionale, sia delle istituzioni sovranazionali quali la stessa Onu e la Corte penale internazionale dell’Aja, per sancire un nuovo rivoluzionario principio già a suo tempo affermato dallo stesso Gandhi: la guerra in quanto tale, indipendentemente dalle motivazioni che l’hanno scatenata, è un crimine contro l’umanità e, come tale, i suoi responsabili devono essere perseguiti penalmente e sanzionati con gli strumenti giuridici internazionali, riformando lo stesso codice internazionale».
«Innanzitutto occorre che il nostro Paese sottoscriva il Trattato dell’Onu sulla abolizione delle armi nucleari (TPNW) entrato in vigore il 22 gennaio 2021 e già sottoscritto da altri 98 Paesi del mondo, non soltanto per motivi “etici” (tali tipi di armamenti sono “immorali” perché destinati allo sterminio di massa) ma anche per motivi costituzionali (ripudio della guerra, in particolare quando non è di difesa) - concludono nella lettera - Ma occorre anche che, facendo tesoro dei numerosi esempi di difesa nonviolenta, il nostro Governo prenda in considerazione la proposta di legge presentata in Parlamento per la costituzione di un Dipartimento della Difesa Civile non armata e nonviolenta presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, per arrivare a costituire un Corpo civile di pace Italiano che, in caso di aggressione militare, attui quelle forme di resistenza e lotta nonviolenta come la disobbedienza civile e il boicottaggio (come è avvenuto nel 1940 in Danimarca durante l’occupazione nazista di quello stato). Infine, ma non meno importante, noi pensiamo che il suo Ministero in collaborazione con quello della Istruzione, anziché incentivare il militarismo nelle scuole per ingaggiare nuove reclute, dovrebbe promuovere una concreta cultura della pace insegnando alle nuove generazioni le nozioni del pacifismo giuridico-istituzionale i cui principi risalgono, come lei sicuramente sa, al pensiero di I. Kant (v. trattato “Per la pace perpetua” – 1795) nonché i metodi e le pratiche della difesa civile disarmata e nonviolenta. Probabilmente lei penserà che queste nostre considerazioni sono soltanto il frutto della visione utopistica di “anime belle” del tutto prive di realismo politico o, peggio, di persone codarde indisponibili a sacrificare la propria vita per il bene della Patria. Non è così. Al contrario, nonostante tutto il male che sta avvenendo nel mondo, noi non ci rassegniamo a pensare che la guerra sia la soluzione unica e inevitabile per risolvere i conflitti internazionali».