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IVREA - Gli uffici del Comune di Ivrea hanno negato la trascrizione dell'atto di riconoscimento presentato dalla madre «intenzionale» di una bimba residente in città. Si tratta del caso di una coppia omogenitoriale di donne che hanno fatto ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita all'estero. Il Comune ha negato il riconoscimento da parte della madre intenzionale della figlia già dichiarata dalla madre gestante. Gli uffici hanno motivato la decisione nel rispetto della legge che esclude la possibilità che una persona sia riconosciuta contemporaneamente come figlio di due genitori dello stesso sesso.

E' stata proprio la mamma intenzionale a raccontare la vicenda sui social. «Proprio oggi, dopo tre settimane, ci è arrivata la raccomandata da parte del Comune di Ivrea dove ci informa che non può accogliere la nostra richiesta al riconoscimento della bimba da parte mia. Sapevamo che al 99% avrebbero detto no ma ci abbiamo provato con la speranza che Ivrea volesse “lanciare un messaggio” a questo governo che di inclusivo ha ben poco. Ora, non è che a livello pratico cambi qualcosa perché a prescindere dalla risposta che ci avrebbero dato avremmo comunque avviato le pratiche di adozione della nostra bambina da parte mia. Resta inteso che io non condivido ma comprendo la decisione del Comune di Ivrea».

«Se avessero detto “sì” al riconoscimento da parte mia di nostra figlia probabilmente ad un certo punto gli sarebbe arrivata una comunicazione dall’alto che gli intimava di togliere il mio nome dall’atto di nascita ricordandogli che in Italia non è legale. O meglio, c’è un buco legislativo e normativo grosso come una casa - scrive la mamma - per cambiare qualcosa bisogna che ognuno, nel suo piccolo, si prenda la responsabilità di certe decisioni che ritiene moralmente corrette anche quando potrebbero voler dire problemi (come è successo a Padova, o in quei Comuni che hanno fatto fare il riconoscimento nonostante poi abbiano dovuto toglierlo)».

La mamma della piccola vive e lavora a Ivrea: «In tutto questo percorso che è stato la gravidanza e in questi primi due mesi da mamma io mi sono sempre sentita accolta da tutti. Personale ospedaliero, ginecologi, personale Asl, pediatra, eporediesi. Non ho mai sentito resistenza e non mi sono mai sentita respinta. Questo dimostra che la società va avanti senza chiedere il permesso per fortuna».