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IVREA - Sovraffollamento, carenza di volontari adeguatamente formati, mancanza di risorse, pochi medici e, soprattutto, infermieri disposti e capaci di svolgere un servizio tanto importante quanto delicato. Il garante dei diritti dei detenuti Raffaele Orso Giacone ha tracciato un quadro aggiornato sulla situazione della casa circondariale di Ivrea durante la seduta del consiglio comunale del 29 aprile, evidenziando criticità, ma anche qualche segnale più incoraggianti.

«La mia presenza è settimanale: entro in carcere, ascolto i detenuti e raccolgo le loro richieste. Per parlare con me bisogna fare una specifica domanda. Un foglio di carta su cui il detenuto chiede un incontro con il garante della casa circondariale. Spesso mi chiedono cose che non posso risolvere. Molte volte si tratta di un trasferimento. In tre anni, per fortuna, non ho ricevuto denunce dirette di maltrattamenti». Raffaele Orso Giacone, ribandendo al consiglio l'importanza del ruolo del garante, sottolineando come la funzione di ascolto e di presenza rimanga fondamentale, ha poi sottolineato il problema del sovraffollamento. A peggiorare la situazione sono sicuramente la carenza di volontari formati, spesso limitati a compiti materiali, e la difficoltà nel realizzare colloqui relazionali con i detenuti, complicata anche dalla pluralità di lingue e culture e dalla burocrazia: «La situazione è ancora abbastanza tesa. Tutte le carceri, e Ivrea non fa eccezione, sono sovraffollate ed è difficile organizzarle e gestirle. In questo fanno un grande lavoro sia la direzione sia gli stessi detenuti, ma anche, aspetto importante, le altre figure che la costituzione prevede: i volontari. Fanno un po’ fatica a svolgere il loro compito, ostacolati dai lacciuoli della burocrazia finiscono spesso ad essere limitati a esaudire delle richieste materiali, come portare vestiti. Hanno bisogno come tutti di formazione e questo non sempre è possibile. Bisogna investire in questa presenza con una adeguata formazione».

Tuttavia il carcere di Ivrea può contare su presenze stabili e rassicuranti, come la direttrice e il comandante della polizia penitenziaria, che, ha spiegato Raffaele Orso Giacone, non esitano a farsi carico in prima persona dei problemi, cercando di risolverli nel minor tempo possibile. Tra le criticità e le urgenze c’è sicuramente quella per i detenuti di pensarsi in un futuro prossimo: «Trovare un lavoro o un alloggio, ecco le richieste che mi arrivano - ha detto Raffaele Orso Giacone - Servono strutture in grado di accoglierli e affiancarli e supportarli anche solo per le uscite e i permessi. Abbiamo bisogno di più comunità con personale preparato che supporti la fase di reinserimento, come quella che c'è Candia». Altro problema pressante è la sanità penitenziaria, che dal 1° giugno tornerà sotto gestione diretta dell’Asl di Ivrea: «La salute in carcere è una questione grave - ha concluso Orso Giacone, evidenziando anche una certa assenza in carcere dei magistrati del Tribunale di sorveglianza di Vercelli - I detenuti sono spesso affetti da malattie non curate, come il diabete, problemi al cuore o di deambulazione. Ci vogliono medici e infermieri motivati e preparati, capaci di gestire situazioni complesse. Finalmente, è stato trovato una dentista, ma mancano ancora gli infermieri che possano supportarlo. Infine, va migliorata la continuità farmaceutica per chi esce dal carcere». (Gaia Sala)