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IVREA - Nuovo ospedale di Ivrea, sulla scelta di Montefibre come location del nosocomio arriva l'endorsement di Coldiretti. «La scelta dell’ex area industriale “Montefibre” per realizzare il nuovo ospedale di Ivrea è una decisione di buon senso che premia la nostra battaglia contro il consumo di suolo agricolo in Canavese». Questo il commento, a caldo, del presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici dopo l’annuncio dell’assessore alla sanità della Regione Piemonte Luigi Genesio Icardi. La zona un tempo occupata dalla fabbrica Montefibre si trova alla periferia di Ivrea in una zona ex industriale già da tempo sottratta all’agricoltura e ora in via di riqualificazione urbanistica.

Da oltre un anno Coldiretti Torino denunciava il sacrificio di terreni agricoli preziosi nel caso la scelta fosse caduta sull’area Ribes di Pavone Canavese. Fin da subito la richiesta è stata per una soluzione che tenesse conto anche delle esigenze dell’agricoltura proprio nel momento in cui le materie prime agricole scarseggiano sui mercati per via della guerra e le produzioni locali diventano strategiche. «Abbiamo sempre ribadito che la nostra non era una posizione contro la costruzione di un nuovo ospedale, un’opera tanto attesa da tutti i cittadini eporediesi e canavesani e dunque anche dalle famiglie dei nostri agricoltori. Ma quello che abbiamo sempre chiesto è che la scelta ricadesse su terreni già compromessi e non cementificasse terreni agricoli».

Per Coldiretti Torino questa buona notizia deve rappresentare anche una svolta nelle relazioni con gli enti di area vasta e con alcune amministrazioni locali che, per la realizzazione di infrastrutture e opere pubbliche, non considerano l’agricoltura al pari degli altri settori economici.  «Le aziende agricole sono aziende come tutte le altre, solo che i luoghi di lavoro sono i campi. Speriamo che questa vicenda dimostri che spesso le alternative al consumo di suolo ci sono. Soltanto non bisogna piegarsi alle prime ipotesi che considerano i campi coltivati come semplici aree facili da occupare perché libere da necessità di bonifica e perché più facili da espropriare».

Gli agricoltori possono anche essere preziosi portatori di informazioni sulle aree interessate. Nel caso dell’area di Pavone i coltivatori hanno spiegato come quella sia un’area allagabile che necessita di opere di difesa idrogeologica. «D’ora in poi chiediamo di essere coinvolti fin dalle prime discussioni sui progetti che si intendono realizzare nei territori – conclude Mecca Cici – Noi conosciamo tutto dei territori e possiamo fornire un prezioso contributo nel prendere le decisioni più equilibrate dal punto di vista economico e produttivo, sociale e ambientale».