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IVREA - Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha inviato un proprio saluto all'assemblea di Confindustria Canavese che si è svolta ieri a Ivrea. Un intervento che ha sottolineato non solo gli 80 anni dell'associazione degli industriali canavesani ma anche (e soprattutto) l'influenza di Adriano Olivetti. Ecco la lettera della premier che è stata letta sul palco delle Officine H all'inizio dell'assemblea.

«Caro Presidente Conta, carissimi imprenditori,

mi spiace davvero non essere con voi ad Ivrea, anche per celebrare insieme l’ottantesimo compleanno di Confindustria Canavese, ma ci tenevo a farvi arrivare il mio saluto e il mio contributo. Lo faccio avendo nella mente e nel cuore gli insegnamenti che il vostro fondatore, un grande italiano come Adriano Olivetti, ci ha consegnato. Le sue idee hanno permeato e plasmato il nostro tessuto industriale e lo hanno reso quello che è, ovvero un tessuto produttivo e imprenditoriale che si fonda su due pilastri: il profitto e il valore sociale. Il “pensiero olivettiano” ha generato un modello d’impresa unico nel suo genere, che genera ricchezza per il territorio in cui opera e consente al nostro saper fare di coniugare identità e innovazione.

Adriano Olivetti ha gettato le basi per far raggiungere alla sua azienda posizioni di rilievo e di eccellenza nel panorama informatico globale. Anni straordinari, nei quali l’Italia è stata all’avanguardia e ha saputo anticipare i tempi, mettendosi alla testa di cambiamenti epocali. Oggi stiamo vivendo cambiamenti altrettanto epocali. Il progresso a cui eravamo abituati - che si evolveva per ottimizzare le capacità umane e consentire alle persone di concentrarsi di più sui lavori intellettuali e di organizzazione - ha cambiato repentinamente direzione. Oggi è lo stesso intelletto umano che rischia di essere sostituito, con un impatto, se non gestito, inevitabile sui lavoratori, non solo quelli a più alta specializzazione. Sempre più lavoratori rischiano di non essere necessari, e sempre più imprese sono chiamate ad interrogarsi sul proprio futuro. Ecco perché mi fa molto piacere che abbiate scelto, per quest’Assemblea, di concentrarvi su questa sfida e che lo abbiate fatto mettendo al centro l’uomo. Se Adriano Olivetti diceva che la fabbrica è per l’uomo e non l’uomo per la fabbrica, noi dobbiamo oggi saper dire che l’intelligenza artificiale è per l’uomo e non l’uomo per l’intelligenza artificiale.

Ciò significa, in altre parole, che i nostri sforzi devono essere finalizzati ad un obiettivo: garantire che l’intelligenza artificiale rimanga governata dall’uomo e che abbia l’uomo come suo fine ultimo. Credo che questa sia la bussola da seguire, per governare questo processo e far in modo che questo salto tecnologico possa produrre benefici per i nostri cittadini. Ciò significa, ad esempio, essere consapevoli che continueremo sì ad avere bisogno in futuro di operai, artigiani, tecnici e professionisti, ma che quei lavori si svolgeranno in modo diverso e che sarà necessario acquisire le competenze per farlo. Ecco perché io sono convinta che sia fondamentale lavorare, tutti insieme, per promuovere un vasto programma di re-skilling e up-skilling per tutti, giovani e adulti, lungo tutto l’arco della vita, nei luoghi di lavoro e nelle società. È fondamentale intervenire e investire in modo coordinato sia sui sistemi educativi, sui sistemi dell’istruzione e universitari, sia sulle politiche attive del lavoro, per colmare il mismatch esistente tra esigenze delle imprese e professionalità disponibili e favorire lo sviluppo e il riconoscimento di nuove competenze.

Penso ad esempio alle cosiddette materie STEM, alle discipline tecnico scientifiche che sono molto spesso garanzia di occupazione di qualità. L’Istat ci dice che meno di un quarto dei laureati italiani tra i 25 e i 34 anni ha studiato materie STEM, una percentuale inferiore alla media europea, con le imprese italiane che hanno difficoltà a trovare profili professionali con preparazione in queste discipline, che sono alla base delle innovazioni e della transizione digitale. Noi ci siamo posti come obiettivo quello di invertire questa tendenza, recuperando il ritardo accumulato negli anni. Lo abbiamo fatto con la riforma dell’istruzione tecnico-professionale, il modello del 4+2, il potenziamento degli ITS, con percorsi innovativi che consentono ai ragazzi di potersi realizzare e al sistema produttivo italiano di colmare il divario tra domanda e offerta di lavoro. E poi la nascita del Liceo del Made in Italy, che abbraccia materie umanistiche e materie STEM e consente di valorizzare ciò che sappiamo fare meglio, gli incentivi per favorire l’assunzione nelle aziende dei titolari di contratti di ricerca e ricercatori, le risorse stanziate per l’orientamento e il piano lauree scientifiche. E così via, in un cammino che è solo all’inizio e che non intendiamo arrestare. Anzi, dove vogliamo andare sempre più veloci. Ma guardare lontano vuol dire anche avere il coraggio di osare in campi nuovi. È ciò che il Governo ha deciso di fare con la Strategia italiana per le tecnologie quantistiche, per rafforzare l’ecosistema italiano della ricerca e delle imprese e posizionare l’Italia tra i protagonisti di questa rivoluzione tecnologica.

È un cammino che va di pari passo con altre scelte. Perché è compito del Governo, ascoltando il mondo imprenditoriale, tracciare la rotta, individuare le linee della politica industriale per l’Italia dei prossimi anni, per l’Italia del futuro. Ed è compito del Governo sostenere e accompagnare le imprese in queste sfide, in queste trasformazioni che richiedono impegno, lungimiranza, propensione all’innovazione e, naturalmente, investimenti adeguati. In questi tre anni abbiamo dimostrato che le imprese, in particolare quelle che investono, assumono e creano ricchezza per i territori, possono contare su questo Governo. Lo abbiamo dimostrato, non a parole, ma con i fatti e con le risorse stanziate, in una strategia che ogni anno si è arricchita di uno step aggiuntivo. Dal rifinanziamento dei contratti di sviluppo alla creazione e agli stanziamenti a sostegno degli investimenti nella ZES Unica, dal Piano Transizione 4.0 che abbiamo portato avanti al Piano Transizione 5.0, dall’Ires premiale per le imprese che investono al rifinanziamento pluriennale della Nuova Sabatini.

La legge di bilancio 2026 si inserisce in questa strategia e prevede un pacchetto di misure che puntano ad imprimere un nuovo impulso agli investimenti. Penso, ad esempio, alla scelta di confermare il credito d’imposta per la ZES Unica e di assicurarne la continuità per il triennio 2026-2028 o alla reintroduzione del super e dell’iper-ammortamento, con uno stanziamento di 4 miliardi di euro. Strumenti molto efficaci che prevedono, ai fini dell’ammortamento, una maggiorazione del costo di acquisizione di beni che arriva fino al 180% in caso di investimenti volti a innovare tecnologicamente le imprese e che sale fino al 220% per quelli necessari ad accompagnarle nel percorso di transizione ecologica.

In questi anni, in un contesto tra i più complessi di sempre, il Sistema Italia ha dimostrato grande protagonismo e capacità di reazione. Imprese e lavoratori di questa Nazione hanno macinato risultati di cui tutti siamo orgogliosi, e che hanno permesso all’Italia di essere ancor più forte e solida di prima. Il Governo non ha fatto altro che credere nel protagonismo del nostro sistema produttivo, e ha lavorato per costruire le condizioni affinché quel protagonismo potesse sprigionarsi al meglio. Molto si è fatto, ma tanto ancora rimane da fare. Insieme a voi, e a chi non ha mai smesso di credere nella forza, nella solidità e nella grandezza di questa Nazione».