IVREA - Il messaggio del vescovo di Ivrea, monsignor Daniele Salera, per la morte di Papa Francesco avvenuta oggi, lunedì 21 aprile 2025.
«Carissimi sacerdoti, religiosi/e, consacrati/e, fedeli laici della Diocesi di Ivrea, accogliamo con dolore l’annuncio della morte del nostro amato Papa Francesco. Lo abbiamo visto soltanto ieri nella solennità della Pasqua in Vaticano, in quegli impegni istituzionali cui non si è sottratto fino all’ultimo. Lo abbiamo visto, debole ma presente, silenzioso ma partecipe e desideroso di mostrare tutta l’accoglienza e l’affetto, che sempre hanno caratterizzato il suo tratto, verso coloro che gli chiedevano udienza».
«Lo ricordiamo per il suo Magistero, per l’impulso dato cammino della Chiesa nella direzione di un rinnovato impegno missionario. In particolare vorrei ricordare due passaggi dell’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium (2013). Il primo è una citazione del Documento di Aparecida (2007): “La vita si rafforza donandola e s’indebolisce nell’isolamento e nell’agio. Di fatto, coloro che sfruttano di più le possibilità della vita sono quelli che lasciano la riva sicura e si appassionano alla missione di comunicare la vita agli altri”(EG 10); il secondo dà nuovo slancio alla vocazione di tutti i battezzati: “Non si può perseverare in un’evangelizzazione piena di fervore se non si resta convinti, in virtù della propria esperienza, che non è la stessa cosa aver conosciuto Gesù o non conoscerlo, non è la stessa cosa camminare con Lui o camminare a tentoni, non è la stessa cosa poterlo ascoltare o ignorare la sua Parola, non è la stessa cosa poterlo contemplare, adorare, riposare in Lui, o non poterlo fare. Non è la stessa cosa cercare di costruire il mondo con il suo Vangelo piuttosto che farlo unicamente con la propria ragione. Sappiamo bene che la vita con Gesù diventa molto più piena e che con Lui è più facile trovare il senso di ogni cosa. È per questo che evangelizziamo. Il vero missionario, che non smette mai di essere discepolo, sa che Gesù cammina con lui, parla con lui, respira con lui, lavora con lui. Sente Gesù vivo insieme con lui nel mezzo dell’impegno missionario. Se uno non lo scopre presente nel cuore stesso dell’impresa missionaria, presto perde l’entusiasmo e smette di essere sicuro di ciò che trasmette, gli manca la forza e la passione»
«Grazie Papa Francesco, grazie perchè ciò che hai chiesto alla Chiesa lo hai mostrato, anzitutto e per primo, con la vita. Grazie per questa esistenza donata “fino alla fine”; il Buon Pastore ti accolga ora insieme a Maria, Madre sua e Madre nostra, nel Suo riposo. Chiedo a tutte le comunità della Diocesi di organizzare momenti di preghiera personali e/o comunitari. Tutti ci ritroveremo in Cattedrale, per una celebrazione eucaristica di suffragio, giovedì 24 alle 20.30».
Anche il cardinale di Torino, l'arcivescovo metropolita Roberto Repole, ha ricordato il Pontefice nel giorno della sua scomparsa.
«Il Papa se n’è andato nell’Anno della Speranza, il Giubileo che aveva tanto desiderato. Ora è davanti al Signore ed era questa la sua grande speranza, che Francesco ha cercato di condividerci: la notizia che un giorno saremo tutti nell’abbraccio di Dio. Siamo nei giorni della Pasqua, che ieri Francesco ha ancora celebrato con noi. Nel grande dolore per la morte, ma anche nella fiducia dell’abbraccio tenerissimo di Dio le Chiese di Torino e Susa, la Chiesa piemontese dove il Papa aveva le sue radici, pregano per Francesco con affetto e tanta riconoscenza per aver speso la vita, tutta la sua vita lunga e generosa, ad annunciare la gioia del Vangelo. È una gioia senza eguali, «Evangeli gaudium»: viene dalla notizia che Gesù è risorto e perciò il mondo, questo nostro mondo così difficile e violento, non sarà sconfitto dal male.
Il Papa Francesco ha cercato di comunicare l’amore di Dio con ogni mezzo e ad ogni latitudine, l’ha fatto con parole semplici che tutti potevano comprendere: ha spiegato ai potenti della Terra e agli ultimi, ai poveri, alle persone scartate, che il volto di Dio è innanzi tutto Misericordia e questo volto è in grado di cambiare il nostro cuore, può addirittura cambiare il corso della storia. Speranza, Misericordia. Come suonano diverse, queste parole, di fronte alle regole imperanti della guerra e della sopraffazione! Basta prenderle sul serio. Credo che sia per questo messaggio mite e sorridente che il Papa è stato tanto amato dagli uomini e dalle donne del nostro tempo, anche da chi non crede; per questo messaggio è stato riconosciuto come riferimento fondamentale negli equilibri internazionali. Nelle ore dell’addio, vorrei che raccogliessimo le parole che il Papa ci ha lasciato in consegna. Le terremo nel cuore.
Porterò, io personalmente, il ricordo grato dell’amicizia che mi ha legato a Papa Francesco, la coscienza delle responsabilità che mi ha affidato, l’immagine – a me carissima – del giorno in cui volle incontrare i miei genitori e la mia famiglia con tanto affetto e semplicità. Soprattutto porterò, spero che porteremo tutti, il ricordo di un uomo che ha creduto e ha testimoniato il Vangelo».