IVREA - I partecipanti al Presidio per la Pace hanno scritto una lettera aperta al sindaco di Ivrea, Matteo Chiantore, successiva a quella del 1 febbraio 2025 e in risposta alla lettera del sindaco del 14 febbraio. Sabato 22 è previsto il 157° presidio dalla prima manifestazione del 26 febbraio 2022 contro la guerra in Ucraina. «Sarà dedicato principalmente alla guerra che continua impietosamente da 3 anni - spiegano gli organizzatori - la cittadinanza è calorosamente invitata a scendere in piazza sabato dalle 11 alle 12 per manifestare contro la guerra e il riarmo».
Ecco il testo della lettera:
«IVREA CITTÀ DI PACE»
Nella nostra lettera aperta inviata il 1° febbraio ai/alle capigruppo del Consiglio Comunale di Ivrea e in copia al Sindaco, dopo aver introdotto lo scenario delle guerre attive in Europa e nel mondo, con il contributo anche dei nostri sistemi d’arma, chiedevamo: “noi partecipanti al Presidio per la Pace, ci rivolgiamo ai Gruppi consigliari del Consiglio Comunale di Ivrea, affinché prendano posizione su questo argomento e, qualora condividessero le istanze delle persone e delle organizzazioni che sostengono la via nonviolenta alla pace, contraria all’invio di armi all’Ucraina e a ogni paese in guerra, chiediamo che rivolgano ai vertici dei loro partiti la richiesta di un cambiamento di politica estera, che metta al centro la diplomazia e non la forza delle armi, per realizzare la pace in Europa e nel Mondo».
Non chiedevamo una discussione tra le mura del Consiglio Comunale, ma di prendere una posizione come Gruppi Consigliari e di rendercela nota, magari venendo ad uno degli ormai 156 presidi del sabato. Di certo non approviamo la strumentalizzazione della nostra lettera a meri fini politici, così come ha fatto la minoranza consigliare. Siamo donne e uomini che da quasi tre anni manifestiamo tutti i sabati: leggiamo testi di pace e discutiamo, denunciamo e proponiamo, per sollecitare istituzioni e opinione pubblica a cambiare rotta, a impegnarsi per la soluzione dei conflitti sulla via nonviolenta del dialogo e della diplomazia, interrompendo i profitti enormi di chi sulla guerra e sul commercio di armi, sulle vite di esseri viventi, si arricchisce. Lo facciamo ognuno con i propri valori uniti dal rispetto profondo per la nostra Costituzione tradita, che all’art. 11 recita: “l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
Chiediamo un convinto pronunciamento a favore della nostra Costituzione nata dopo una tremenda guerra nella quale le nostre madri e i nostri padri costituenti hanno voluto fortemente questa affermazione, avendo conosciuto sulla propria pelle gli orrori della guerra. Prendiamo atto che non è arrivata una effettiva risposta alla nostra lettera né dai gruppi della maggioranza Consigliare, né da quelli della minoranza che l’hanno volutamente strumentalizzata e citata erroneamente, scrivendo che il Presidio chiedeva un ufficiale pronunciamento del Consiglio Comunale.
Prendiamo altresì atto della cortese lettera inviataci dal Sindaco Matteo Chiantore, dove accanto alla dichiarazione importante che “le armi non dovrebbero mai rappresentare la soluzione ai conflitti” aggiunge “che è importante comprendere il punto di vista di chi sente di proteggere il proprio diritto di difesa di fronte ad un’aggressione militare.” Noi comprendiamo questo punto di vista, ma riteniamo che il diritto alla difesa possa e debba manifestarsi senza fare guerra. Quanto accade in Ucraina da tre anni dimostra che rispondere alle armi con le armi è letale per i popoli. Il continuo invio di armi allontana ogni giorno la via diplomatica, e porta solo morte, privazioni e distruzione. Questo sta avvenendo purtroppo anche con armi italiane. Ormai questo dovrebbe essere chiaro a tutte e tutti.
Se la voce della Pace e del disarmo, che conviene a tutti tranne che ai produttori e commercianti di armi anche sostenuti dagli Stati, non parte dai territori e dalle istituzioni locali, quelle più vicine alle persone, avremo sempre un paese in guerra, con logica di guerra e un’economica di guerra, a scapito delle politiche sociali. Ribadendo dunque il nostro disappunto per la speculazione politica costruita attorno alla nostra lettera aperta e ricordando che la Città di Ivrea è città orientata alla Pace, ripetiamo l’invito a chi amministra la Città ad avere il coraggio di ascoltare la propria coscienza e la voce dei cittadini che non vogliono più che si alimentino le guerre». Singoli e associazioni del Presidio per la Pace di Ivrea.