LEINI’ - E’ anche e soprattutto un caso politico il futuro della casa di riposo Capirone di Leinì. Dopo la raccolta firme contro la chiusura della struttura, la nascita di un comitato civico ad hoc, la vicenda è, inevitabilmente, approdata in consiglio comunale.
Incassati gli attacchi dell’opposizione, il sindaco leinicese, Renato Pittalis, si difende intervenendo sulla questione Rsa: «Intanto, non è vero in nessun modo che il Capirone verrà chiuso. Per due motivi. Primo, parte dell’attuale edificio diventerà Casa di Comunità, ovvero un servizio per tutti i cittadini, che avranno l’opportunità di effettuare esami ambulatoriali e visite diagnostiche e un presidio infermieristico operativo ventiquattro ore su ventiquattro, la presenza della Guardia Medica ed altri servizi. Secondo, l’obiettivo dell’Amministrazione è realizzare una nuova casa di riposo, in zona corso Stati Uniti, quindi non facendo venir meno il servizio ai cittadini, anzi ampliandolo in una struttura moderna che risponda alle attuali normative sanitarie e che offra garanzie dal punto di vista gestionale. Quanto al fatto che la sede individuata sia decentrata, è un’obiezione inconsistente: quella zona va bene per l’insediamento scuola media e non per la casa di riposo? Non abbiamo mai parlato di chiudere la Casa di Riposo Capirone, altrimenti non avremmo presentato in Regione Piemonte la richiesta di accreditamento – poi concesso - di altri 81 posti».
Leini non perderà quindi un pezzo della sua storia, secondo il sindaco: «La gestione economica della casa di riposo non è in difficoltà a causa della chiusura dei nuovi ingressi. I risultati negativi della gestione della RSA sono legati essenzialmente alle problematiche strutturali dell’attuale sede e alla conseguente limitata disponibilità di posti letto che renderebbero possibili le economie di scala indispensabili per una gestione efficiente, oltre che alla scarsa attrattività per l’utenza. I nuovi ingressi non si effettuano da maggio 2023, ma, nonostante la lista di attesa superiore alle 20 persone, non si riesce a colmare la capienza, neppure dopo la riduzione dei posti disponibili per adeguarsi alla normativa della pandemia. In verità persone in lista d’attesa, contattate per entrare, hanno scelto di rimanere in lista e non accedere. Non è vero che le scelte dell’Amministrazione sono improntate solo a criteri manageriali di tipo economico e che questa Amministrazione è contro le “famiglie del Capirone”. Comprendiamo le difficoltà degli ospiti e delle loro famiglie e siamo disponibili a qualsiasi azione sia materialmente possibile per annullarne o alleviarne il disagio: parleremo con le famiglie, quando il quadro cronologico degli interventi di realizzazione della Casa di Comunità sarà definito e lavoreremo insieme a loro per definire la puntuale soluzione migliore, per ogni singolo ospite».
L’esecutivo Pittalis, specifica il primo cittadino, «pensa a costruire una nuova casa di riposo, con posti riservati al Comune per i cittadini più deboli economicamente, cosa che si può fare in una struttura gestibile, al posto di una casa di riposo fatiscente che arranca ogni anno senza far quadrare i bilanci e che ha bisogno di ingenti quantitativi di risorse economiche pubbliche. Non intendo solo i mille euro al giorno che i cittadini devono pagare per l’ordinario ma anche le diverse centinaia di migliaia di euro per le manutenzioni, ordinarie e straordinarie, per adeguare l’attuale Capirone e permettergli di restare operativo. Lavori che, senza considerare eventuali sostanziosi ampliamenti, comunque necessari in un’ottica di sostenibilità, non si potrebbero fare, anche avendone le risorse, in presenza degli ospiti. In un caso come nell’altro, un trasferimento, totale o parziale, sarebbe evidentemente necessario».
«Costruire la Casa di Comunità al posto dell’attuale Poliambulatorio? E’ impossibile per ragioni di spazio – dice Renato Pittalis - nell’attuale configurazione la Casa di Comunità non avrebbe superfici sufficienti, cambiare configurazione all’edificio che ospita – fra altro – il Poliambulatorio attuale, cioè destinare tutti gli spazi attuali alla Casa di Comunità, è una strada non percorribile per assenza di alternative che diano le stesse garanzie dal punto di vista logistico e di tempestività d’intervento agli attuali occupanti (Croce Rossa e Protezione Civile, fra gli altri). A maggio 2020, in piena pandemia, la commissione ispettiva dell’Asl ha ritirato l’autorizzazione all’esercizio per la Rsa, a causa di gravi carenze strutturali. Sfido chiunque a dire che tali carenze fossero da attribuirsi a questa Amministrazione, insediatasi meno di un anno prima e già coinvolta in pieno nell’affrontare l’emergenza sanitaria. Per evitare il trasferimento degli ospiti abbiamo fatto tutto ciò che fosse in nostro potere: attuato alcuni interventi e definito un progetto per l’adeguamento della struttura in fasi successive. L’Asl ha accettato il nostro piano, restituendo l’autorizzazione ad operare, ma sub iudice per l’effettuazione degli interventi programmati. E così abbiamo evitato un primo trasferimento, proprio in un periodo in cui nelle Rsa si moriva, e tanto, di Covid. E questo nonostante alcune delle persone che oggi definiscono il Capirone “un’eccellenza” minacciassero di denunciare tutti, sindaco per primo, per sequestro di persona “perché non potevano visitare gli ospiti”».
La casa di riposo perde oltre 360mila euro all’anno ribadiscono dall’amministrazione comunale: «Per questo, in modo cosciente e coerente, abbiamo avviato una serie di progettualità per trovare una soluzione a questo dissanguamento economico che anche di fronte agli organi di controllo rischia di non risultare sostenibile e di fronte ai cittadini una sorta di spreco delle risorse pubbliche. Ciò anche a fronte del fatto che il Comune di Leini sta spendendo questo denaro anche per ospiti che sono divenuti leinicesi a seguito della richiesta di residenza nella nostra Casa di Riposo, tanto per smentire l’assunto tanto caro a qualcuno della “salvaguardia dei leinicesi . Ci sarebbe da aggiungere che non è previsto che l’accesso ai servizi della struttura sia legato alla situazione patrimoniale o reddituale dell’ospite e della sia famiglia. Alla Casa di Riposo Capirone possono quindi esservi ospiti oggettivamente indigenti o familiari di persone con ingenti patrimoni, mobiliari e immobiliari, quindi ben capaci in realtà di pagare altre tariffe e non quelle contingentate e indistinte definite per l’accesso al Capirone. Mi stupisce che quelle “forze politiche” che dicono di tutelare i molti anche a scapito dei pochi, questa volta facciano esattamente il contrario e, dopo aver dormito il sonno della ragione per un anno, si sveglino d’improvviso per strumentalizzare, a fini propagandistici, le difficoltà di famiglie e di persone fragili».