MONTALTO DORA - In occasione del 79esimo anniversario dell'eccidio delle Fosse Ardeatine, hanno fatto molto discutere le dichiarazioni di Giorgia Meloni. «Settantanove anni fa 335 italiani sono stati barbaramente trucidati dalle truppe di occupazione naziste come rappresaglia dell'attacco partigiano di via Rasella - ha scritto la premier - Una strage che ha segnato una delle ferite più profonde e dolorose inferte alla nostra comunità nazionale: 335 innocenti massacrati solo perché italiani». Anpi e opposizioni hanno replicato: «Le vittime non furono uccise solo perché italiane. Erano italiani e antifascisti, ebrei, partigiani». 

La dichiarazione del Presidente del Consiglio è stata giudicata «un'assurdità» anche dal sindaco di Montalto Dora, Renzo Galletto, che ha scritto via social a Giorgia Meloni: «All'assurdità della dichiarazione della premier in riferimento all'eccidio delle "fosse ardeatine". Egregio Primo ministro, umanamente mi rendo conto che è difficile fare i conti con il proprio passato politico, ma, se ci si vuole porre come premier del nostro Paese, occorre farlo. Una legittimità elettorale (che io riconosco) non ci pone al di fuori degli obblighi delle nostre cariche istituzionali. Noi rappresentiamo i legittimi principi democratici sanciti della nostra costituzione».

«Ecco vede - continua il primo cittadino canavesano - io sono il sindaco di un piccolo comune, lei è il primo ministro del nostro Paese, al vertice vi è il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, naturalmente. Abbiamo tutti giurato nell'assumere le nostre cariche, nei luoghi istituzionali, di operare in osservanza di quel testo (Costituzione) che è frutto delle vicende storiche della nostra Nazione. Il Paese può essere governato da governi di destra, di centro e di sinistra, ma tutti, dico tutti non possono esimersi di rispettare i principi costituzionali della Repubblica Italiana, democratica e antifascista nata dalla lotta di liberazione. Pertanto non confondiamo i ruoli istituzionali con l'appartenenza politica. L'unità del paese presuppone una memoria condivisa e questa è frutto oggettivamente della storia».