RIVAROLO CANAVESE - Dopo la manifestazione di solidarietà di venerdì scorso nei confronti del primo cittadino rivarolese Alberto Rostagno e dei due assessori condannati per omicidio colposo a 12 mesi di reclusione per la morte di Guido Zabena, questa mattina, lunedì 21 novembre, nella sala delle minoranze di palazzo Lomellini i consiglieri comunali, Fabrizio Bertot e Aldo Raimondo, hanno incontrato i giornalisti e preso una posizione netta in merito alla triste vicenda dell’operaio annegato nel sottopasso tra Rivarolo e Feletto la sera del 2 luglio 2018.
«La sentenza di condanna di primo grado deve essere analizzata alla luce delle motivazioni che usciranno tra 90 giorni – ha detto Fabrizio Bertot – Se per quanto accaduto in quel sottopassaggio si dovrà parlare di incidente o di omicidio, ce lo dirà la magistratura. Era ed è la nostra posizione. Secondo noi, avevamo sottolineato e lo ribadiamo ora, c’è una responsabilità politica del sindaco. La sentenza della scorsa settimana rafforza questa tesi».
Sulla questione della responsabilità oggettiva dei primi cittadini, Fabrizio Bertot ha specificato: «Non sappiamo, e da come è andato il dibattito nel processo dubito fortemente, se la condanna di Rostagno derivi o meno da un caso di responsabilità oggettiva. Questo spiega la nostra mancata partecipazione alla manifestazione di venerdì scorso. Quello che, giornalisticamente, si potrebbe chiamare “rave dei sindaci”, perché non mi risulta che ci sia stata nessuna richiesta o autorizzazione. Abbiamo preferito non dare l’immagine della “casta”, dei sindaci, degli amministratori e della politica, che scende in piazza a difesa di qualcuno. Attendiamo le motivazioni, ma se la sentenza dovesse fare riferimento a parole simili a negligenza, inadempienza, superficialità o distrazione sarà evidente che si tratti di un caso di responsabilità soggettiva. Vista la netta prevalenza di sindaci politicamente schierati con il centro sinistra alla manifestazione di venerdì mi domando poi come mai il PD, che ha governato in parlamento per 10 anni, non abbia allora mai rimosso la responsabilità oggettiva dal Tuel».
«Sappiamo, e anche i giornali ne hanno parlato, che al primo cittadino Rostagno e al Comune erano arrivate segnalazioni da anni relativamente al fatto che questo sottopasso fosse spesso allagato in concomitanza di eventi atmosferici particolarmente importanti – ha commentato poi Bertot - A me non piace usare la frase “non poteva non sapere”, ma è così. Il sindaco è il responsabile della sicurezza dei cittadini e questa funzione è l’unica non delegabile. Può delegare la viabilità, i lavori pubblici, la cultura, ma non questa funzione. Sapeva e non ha fatto nulla per mettere quel sottopasso in sicurezza. Metterlo in sicurezza non significa evitare che si allaghi. Vuol dire semplicemente predisporre un sistema, magari con una telefonata, che in caso di pioggia porti un cantoniere, un vigile o lui stesso ad andare a mettere una transenna per chiuderne l’accesso. Il problema non sta nell’allagamento, nelle sue cause ma nel garantire sempre la sicurezza della città e di chi ci transita».
«Rostagno ha rimarcato che nel primo mandato svolgeva l’incarico senza prendere l’indennità. Quando è stato confermato invece ha deciso di non rinunciarci più, anzi. Ha preso il massimo di quello che un sindaco può legittimamente prendere da un Comune come indennità – ha concluso Bertot - Gli abbiamo chiesto il perché e ci ha risposto che “con qui soldi doveva pagarsi l’avvocato che lo difende nei fatti del sottopasso”. Se paghiamo l’avvocato a lui e lo paghiamo giustamente ai dipendenti, allora va pagato anche agli assessori. Quantomeno per equilibrio, percependo loro molto meno del sindaco. E’ però un’indennità di funzione e non serve a pagare gli avvocati. Se è attaccato alla poltrona, ci resti ma almeno rinunci all’indennità. Il mio atteggiamento garantista poi non cambia. Anche se Rostagno con me lo è stato un po’ di meno. Ho avuto un procedimento contabile da parte della corte dei conti relativamente ad un esposto fatto da lui. Ne sono uscito completamente indenne, anzi il Comune è stato chiamato a risarcirmi per 1000 euro a cui ho rinunciato. Quando gliel’ho comunicato in consiglio comunale lui ha replicato: “soltanto perché lei ha degli avvocati bravi”. Era, tra l’altro, un chiaro caso di responsabilità oggettiva. So che il suo attuale legale, l’avvocato Chiappero, è molto bravo e professionale. Nonostante questo in primo grado è stato condannato. Questo dovrebbe farlo riflettere. Sempre su quell’episodio della corte dei conti, mi fece arrivare una lettera di un avvocato pagato dal Comune con la quale mi si chiedeva di risarcire il Comune dei danni di immagine legati a un procedimento contabile. C’era scritto che, se non avessi provveduto, “avrebbero fatto pressioni alla corte dei Conti per accelerare il procedimento nei miei confronti". Quanta arroganza. Ai tempi del commissariamento, io come sindaco ho chiesto scusa ai cittadini di Rivarolo. Lui non mi risulta l’abbia fatto ora».
Si toglie un sassolino dalla scarpa anche il consigliere Aldo Raimondo: «Quando eravamo dall’altra parte, tutto il loro schieramento, di area PD, andava in Prefettura a chiedere il commissariamento. Per anni e ancora adesso continuano a dire nefandezze su quella vicenda. Eppure Riparolium e quella giunta non hanno ricevuto nessuna condanna, neanche una sanzione amministrativa, nessuno dei consiglieri, tantomeno il sindaco. Adesso che c’è una sentenza di primo grado di condanna per omicidio colposo, invece, cosa fanno? Sentendo le opinioni di tanti cittadini, ritengo che non si sentano più sicuri neanche di attraversare la strada con questo sindaco. Io gli chiederei qualcosa di più che rinunciare all’indennità. Ma aspettiamo di vedere le motivazioni, noi siamo garantisti fino alla fine. Se fossi nel sindaco per rispetto di chi ha perso la vita in quella tragica sera farei un passo indietro e cercherei di farmi un esame di coscienza».