RIVAROLO CANAVESE - A 40 anni dall’omicidio del procuratore Bruno Caccia da parte della 'ndrangheta, mercoledì 15 marzo in sala consiliare a Rivarolo Canavese, la figlia Paola è partita dalla dimensione familiare presentando il padre come uomo rigoroso e onesto, appassionato di ballo liscio, del tennis condiviso con i colleghi e dei film comici. Nei fine settimana si rifugiava nella casa in montagna e si prendeva cura del suo orto.

«Per mio padre essere magistrato era un lavoro normale, che praticava con impegno e dedizione, ma senza condividerne in casa le preoccupazioni. Solo quando ha iniziato ad occuparsi del sequestro del collega Mario Sossi, avvenuto a Genova nella primavera del '74 da parte delle Brigate Rosse, abbiamo iniziato a vivere sotto scorta».

Presso la procura torinese, oltre che sulle BR, Caccia indagò sullo «Scandalo petroli» e sul caso «Zampini», una prima Tangentopoli torinese che coinvolgeva l'amministrazione comunale. In anni in cui era ancora difficile percepire la criminalità organizzata nei contesti settentrionali, Caccia indagava sui clan siciliani e calabresi insediati in Piemonte, approfondendo in particolare i legami con le case da gioco. Bruno Caccia venne ucciso la sera del 26 giugno 1983, in via Sommacampagna a Torino, mentre passeggiava con il cane fuori casa, senza scorta: da un'auto vennero sparati 14 colpi di pistola; altri tre furono esplosi a distanza ravvicinata. Le prime indagini ipotizzarono una matrice terrorista nel delitto, ma presto venne individuato lo stampo 'ndranghetista.

Il giornalista Davide Pecorelli ha ricordato le tappe processuali: la condanna all'ergastolo nel 1992 di Domenico Belfiore, come mandante, poi la riapertura delle indagini nel 2015 che hanno portato all'arresto di Rocco Schirripa, condannato nel 2017 tra gli esecutori. L'associazione Libera ha dedicato alla memoria di Bruno Caccia la cascina di San Sebastiano da Po sequestrata ai Belfiore. «Proprio grazie all'incontro con Libera è iniziato il mio impegno di testimone - sottolinea Paola Caccia - per ribadire l'importanza di creare sin da piccoli gli anticorpi necessari a riconoscere nella quotidianità il bene da perseguire».

Giulia Toffanin, dell'Associazione Acmos, ha segnalato l’appuntamento di lunedì 20 marzo alle ore 11 presso il parco Spazio Elementare, con la lettura dei nomi delle vittime innocenti delle mafie. Parteciperanno oltre 150 studenti delle scuole rivarolesi.