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RIVAROLO CANAVESE - Un mega parco fotovoltaico grande come dodici campi da calcio. Sta sorgendo ad Argentera su terreni fino a ieri coltivabili, di fronte alla cascina Marescialla in località Benne delle Paglie. Periferia agricola di Rivarolo: i camion, da qualche giorno, hanno iniziato a fare la spola su e giù per le operazioni preliminari. L'esito dell'istruttoria, che ha coinvolto il Comune di Rivarolo e quelli vicini (Favria, Oglianico e Front), è stato positivo perché non sono emersi vincoli che «potessero precludere la realizzazione dell’opera e neanche elementi di criticità che potessero bloccare l’autorizzazione richiesta della società «Ecopiedmont Srl» di Milano. I 120mila metri quadri di terreno, infatti, risultano coltivati a mais: si tratta di un terreno di «terza classe» che, per legge, può anche ospitare impianti fotovoltaici a terra. 

Se ne è discusso anche in Consiglio comunale a Rivarolo, l'altra sera, in risposta a due interrogazioni presentate da Marina Vittone, per Rivarolo Sostenibile, e dall'ex assessore (ancora formalmente in maggioranza) Lara Schialvino. L'amministrazione ha risposto come previsto: «Abbiamo provato ad opporci ma non c'è stato niente da fare». Di più: come ha sottolineato il vicesindaco Francesco Diemoz, «Il Comune, in casi come questo, non ha alcun potere di pianificazione sul proprio territorio: l'autorizzazione unica ambientale, che viene utilizzata per questi progetti, sorpassa il Consiglio comunale e costituisce un'automatica variante al piano regolatore». Con il via libera di Regione e Città metropolitana, il Comune ha potuto soltanto «subire» le decisioni altrui. In questo caso la proprietà dei terreni ha deciso di affittare per trent'anni quei 120mila metri quadri nella campagna rivarolese e l'azienda che realizzerà il parco fotovoltaico non si è fatta scappare l'occasione.

Per il Comune, però, oltre al danno c'è anche la beffa (in questo caso voluta). «Quando è stato chiaro che il parco fotovoltaico, nonostante il nostro parere negativo, si sarebbe costruito comunque, abbiamo incontrato i realizzatori dell'opera per cercare di avere delle opere compensative - ha fatto presente in consiglio Lara Schialvino - l'impresa stessa si era resa disponibile a lavori a beneficio della città, benchè non fossero dovuti, per una cifra complessiva di circa 60 mila euro». C'era persino una bozza di convenzione. Ed è allora che palazzo Lomellini ha deciso di rinunciare anche alle opere compensative: «Un danno doppio per i rivarolesi», ha sottolineato Schialvino. «Potevamo accettare le compensazioni ma dato che eravamo contrari al progetto sarebbe stato ipocrita da parte nostra - ha risposto il vicesindaco Diemoz - in questa vicenda hanno perso tutti». Un moto d'orgoglio da 60 mila euro.