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RIVAROLO CANAVESE - Caldo torrido, zanzare come nella bassa ferrarese, camicie sudate sin da subito e, per la prima volta, bottiglie d'acqua terminate a metà ordine del giorno. Sala di Palazzo Lomellini, ieri sera, gremita come da tradizione per il primo Consiglio della nuova amministrazione comunale di Rivarolo. Tanti applausi, pacche sulle spalle, occhi e voci emozionate di chi era all'esordio. Tutto abbastanza previsto, in fondo, visti i tanti volti nuovi.

Bene il sindaco, Martino Zucco Chinà, che ha condotto le danze sin dall'inizio. L'esperienza non gli manca, la dialettica neppure. Quando risponde a braccio ha il piglio giusto. Quando legge, un po' meno (ma sarà stata anche l'emozione). Il discorso programmatico, per esempio, non ha mancato di naturale cerchiobottismo per fare contenti tutti, persino una parte dell'opposizione. Ha iniziato svolgendo (anche) il ruolo di presidente del Consiglio comunale e già che c'era, visto che evidentemente ci ha preso gusto, ha condotto la seduta anche quando è stato eletto il presidente designato (il giovanissimo Jacopo Mautino). Ha ricordato che il suo successo è partito quando la lista si è affrancata dai partiti tradizionali. E ha avuto ragione. Ora, con o senza partiti, viene il bello. Ha fatto bene ad invocare una sorta di «concordia» istituzionale per evitare le acredini del passato ma una buona amministrazione si vede anche quando è adeguatamente pungolata da una minoranza «sul pezzo». Quindi ok il fair play ma speriamo che non siano sempre baci e carezze.

Di baci e carezze ne sono arrivate dall'ex sindaco Fabrizio Bertot. Il gruppo «Rivarolo» ha votato a favore del programma di Zucco Chinà sottolineando che molti punti elencati, come ha confermato il capogruppo Claudio Agnese, erano in fondo parte comune di entrambi gli schieramenti. Bertot se l'è presa ripetutamente con l'amministrazione precedente (!) senza accorgersi che nel frattempo si è votato di nuovo e l'unica costante è che lui è di nuovo in minoranza (anche se sta seduto dall'altra parte della sala). Colpo di scena sul debito Asa: dopo aver negato per decenni che il Comune avrebbe dovuto versare dei soldi per il crack del consorzio multiservizi, ha ammesso che «se in tribunale dovesse andare male, in fondo il Comune finirà per versare cifre che avrebbe dovuto pagare anni fa». Un triplo carpiato sorprendente dopo lunghe battaglie e consigli comunali infuocati, forse con la volontà di autonominarsi «padre nobile» degli ultimi trent'anni di politica rivarolese. Onestamente, dovesse dimettersi, ci mancherà.

Sul fronte centrosinistra le cicatrici della sconfitta sono ancora piuttosto evidenti. E in fondo non ne ha fatto mistero nemmeno la capogruppo Helen Ghirmu mentre elencava le cose buone (a suo parere, ovvio) portate avanti dall'amministrazione uscente. Probabilmente non opportuna, specie al primo Consiglio, la richiesta al sindaco di rivedere la giunta e nominare un assessore alle politiche sociali e uno allo sport, con tanti saluti ai consiglieri appena designati dallo stesso primo cittadino. E' stato facile (troppo facile), nel clima da talk show che naturalmente non si ripeterà alle prossime sedute, rispondere che «le etichette non contano», «tutti daranno il massimo», «la squadra viene prima di tutto» e «le competenze dei consiglieri non sono in discussione». Applausi scroscianti e serata trionfale per il sindaco. Anche l'opposizione, per chi vorrà farla, avrà modo di affinare dialettica, tempi e modi d'intervento per rendere la vita meno facile alla squadra di governo, nel pieno rispetto del nobile ruolo che spetta a chi sta in minoranza.