SCARMAGNO - Dopo più di due anni di chiacchiere, annunci e pochi fatti concreti, finisce il sogno di vedere rinascere il polo industriale ex Olivetti di Scarmagno attraverso la gigafactory delle batterie al litio targate Italvolt. «Due anni di promesse, contrassegnati di annunci illusori per il territorio canavesano, che si concludono come da tempo si temeva, per un progetto sulla carta mastondotico, ma che si è percepito fin dall''inizio fumoso ed astratto», dice Claudio Desirò, Segretario di Italia Liberale e Popolare. L'addio di Italvolt pone nuovamente il problema del rilancio di Scarmagno: «Un sito industriale fondamentale per il rilancio dell'economia del Canavese, su cui Regione e Città Metropolitana dovranno sviluppare progetti necessari a recuperarne l'importante valore economico e sociale per il territorio».
Azione, area omogenea eporediese, denuncia la propria preoccupazione per la decisione di Lars Carlstrom di spostare il progetto a Termini Imerese. «Due sono i punti che non convincono: il primo di carattere economico, Lars Carlstrom si legge nei vari articoli cercava 3,4 miliardi di euro di finanziamenti che non ha trovato per investire in Piemonte, ora prova in una Regione del sud, in un territorio già mortificato da scelte di politica industriale terribilmente sbagliate. L’altro punto riguarda la leggerezza con la quale la politica ha gestito il percorso che ha portato a questa scelta; ricordiamo che a livello occupazionale si parlava di circa 4.000 posti di lavoro, circa 15.000 in tutto l’indotto».
I segretari generali di Cisl Piemonte e Torino, Alessio Ferraris e Domenico Lo Bianco, e il segretario generale Fim Torino-Canavese, Davide Provenzano, lanciano l’allarme sull'affidabilità di alcuni imprenditori e sul rischio che il Piemonte possa rimanere al palo su futuri investimenti industriali. «In questo momento – affermano i tre segretari Cisl – è importante operare affinché il Piemonte vinca le sfide future e in particolare quelle tecnologiche legate all’automotive e al suo indotto. Stellantis farà le batterie in Molise e l’Hub del riciclo a Mirafiori non potrà certo garantire, sia sul piano quantitativo che qualitativo, livelli occupazionali sufficienti».
Cisl Piemonte e Torino e Fim Torino chiedono alle istituzioni locali «come pensano di gestire eventuali criticità sul territorio se non si riesce ad attrarre investimenti rilevanti? La notizia dello spostamento di Italvolt in Sicilia sorprende solo in parte. L’investimento, annunciato nel febbraio del 2021, non ha mai visto alcun passo in avanti. Si è intuito che la promessa fatta da Italvolt e annunciata dalla politica locale di 4mila nuovi posti di lavoro era una chimera. Mancavano contratti con le case automobilistiche e non si capiva come tutte quelle batterie potessero essere collocate sul mercato».
Ferraris, Lo Bianco e Provenzano concludono: «Abbiamo bisogno di rafforzare il settore dell’auto che deve restare centrale nelle politiche di sviluppo della regione e ricercare alternative industriali perché il solo comparto dell’Aerospazio torinese non può bastare. Il Piemonte rischia di essere schiacciato dentro una morsa, tra il sud Italia che gode di fondi europei dedicati e il nord est che può vantare infrastrutture e competenze maggiori delle nostre. Pertanto, dove ci collochiamo in questa geografia industriale e di sviluppo? Il rischio, che non vogliamo correre, in particolar modo nel settore industriale, è di essere non primi e neppure ultimi tra le regioni italiane, ma irrilevanti».