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TRAVERSELLA - Ottant’anni dopo, il dovere della memoria. L’Anpi Ivrea e Basso Canavese e i comuni della Valchiusella hanno ricordato domenica scorsa, 13 ottobre 2024, l’eccidio di Traversella, avvenuto il 14 ottobre 1944. La sentita cerimonia si è svolta a Traversella, con la presenza delle autorità cittadine, dei sindaci della Valchiusella, dei Cori Salesi e Bajolese, del Gruppo Alpini, della Pro-Loco, dell’Arma dei carabinieri e di numerosi volontari.

«In piazza Martiri, davanti al Monumento che ricorda le vittime dell’eccidio, hanno preso la parola il sindaco Marco Puglisi e il presidente dell’Anpi Mario Beiletti – spiegano dall’Anpi - Al termine, l’appello dei Caduti. Ci si è poi spostati alla lapide davanti al Municipio ed infine al Monumento degli Alpini. Le canzoni dei due cori hanno reso particolarmente suggestivi i vari momenti». «Il 14 ottobre 1944 è una data che i nostri concittadini ricordano e ricorderanno per sempre – ha detto il primo cittadino di Traversella - Se oggi ci troviamo qui a Traversella e ieri a Quincinetto è perché non possiamo, e non vogliamo, dimenticare il sacrificio di quei 13 partigiani e 1 civile e più in generale di migliaia di italiani, caduti per assicurare la libertà a tutti gli altri. La libertà nostra e delle future generazioni. Occorre - oggi e in futuro - far memoria di quelle stragi e di quelle vittime e sono preziose le iniziative che la sorreggono come quella che Bruno Biava e l’Anpi di Ivrea portano avanti da sempre. Senza memoria, non c’è futuro. Antonio Gramsci scriveva “Odio gli indifferenti, Vivere è Partigiano”. Oggi, più che mai vogliamo ricordare quelle vittime, quei patrioti (proprio come citava Gramsci “elogio del difficile”) morti per riportare libertà e democrazia. Quelle libertà e quella democrazia di cui oggi noi godiamo e di cui potranno godere le generazioni future. Spetta a noi a tutti ricordare coloro i quali non sono stati indifferenti».

«I partigiani e soprattutto i martiri della Resistenza, che seppero lottare fino al sacrificio supremo, sono i nostri maestri, che ci insegnano la via – ha aggiunto Mario Beiletti per Anpi - Che cosa resta da dire di nuovo in queste Cerimonie? Forse basta essere qui, anche in modo semplice, come semplici e un po’ rudi furono quei giovani di allora. In fondo, che cosa chiedevano i nostri Partigiani? Una fetta di polenta, un paio di calze di lana, una sciarpa calda, una mantella cerata per le notti di pioggia. Quel che invece rimaneva loro sulle labbra, spesso non pronunciata, era una parola talmente grande da far paura: libertà. E a noi, che oggi apparentemente siamo liberi, non resta che stringerci ancora una volta al loro monumento, e ripetere il giuramento che li legò per sempre alla Storia e al nostro ricordo: volevano (e vogliamo) un’Italia libera e giusta, solidale con i deboli. Perché senza la giustizia non può esserci vera democrazia. Volevano (e vogliamo) la democrazia, la pace, e un mondo più solidale. Qui, oggi e sempre, noi ripetiamo il loro credo, e ci domandiamo che cosa fare per essere degni di loro. Che cosa fare, oggi? La risposta è semplice: basta seguire le loro orme, e con un salto di ottant’anni, riprendere in mano, con coraggio, le loro speranze e le loro azioni concrete». Nel corso dell’iniziativa, è stato proiettato il video “Il ricordo dell’impresa” ispirato al sabotaggio partigiano del ponte ferroviario di Ivrea, per poi dare la stura alla esposizione di Bruno Biava, memoria storica della Valle, che ha tracciato un quadro particolareggiato della vita a Traversella nel periodo della guerra, raccontando poi i vari momenti dell’eccidio. Infine i rappresentanti del Club Alpino Italiano hanno tratteggiato la figura di Willy Jervis.