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VALPERGA - In difesa del servizio sanitario nazionale pubblico e universale. E’ la mission del neonato Comitato in difesa della sanità pubblica alto Canavese per la riapertura del pronto soccorso dell’ospedale di Cuorgné, che si è presentato questo pomeriggio, lunedì 27 febbraio 2023, all'ex società operaia di mutuo soccorso di Valperga. Alla conferenza stampa hanno partecipato Riccardo Tessarini e Bruno Boggio, in rappresentanza del comitato. Al loro fianco i consiglieri comunali di Cuorgnè, Danilo Armanni e Davide Pieruccini, che hanno aderito a titolo personale al sodalizio. Al tavolo dei relatori hanno presenziato anche Giuseppe Summa di Nursind Torino, Claudio Carlone di Fp Cgil e Ermenegildo Zerbinati della Cisl Fp, che hanno analizzato lo stato di salute della sanità locale e piemontese, con dei focus sulla cronica mancanza di medici e personale sanitario e sui rischi e costi della sempre più crescente esternalizzazione e privatizzazione dei servizi.

«La situazione della sanità pubblica versa da parecchio tempo in una condizione di sempre più grave difficoltà nella erogazione di tutti quei servizi consoni e indispensabili per il soddisfacimento generalizzato del "diritto alla salute" sancito dall'articolo 32 della Costituzione – ha spiegato Riccardo Tessarini - in Piemonte, come in tutte le Regioni d'Italia, la sanità pubblica viene ormai surclassata a tutti i livelli da quella privata, grazie ad una costante restrizione dei fondi erogati dallo Stato e dalle regioni e ad una politica compiacente verso l'aziendalismo sanitario privato da parte dei governi che si sono man mano succeduti nel corso degli ultimi trent'anni. In particolare si somma, alla carenza sempre più marcata degli organici, l'eliminazione di interi reparti e la riduzione dei posti letto e del personale, nel nome di una razionalizzazione che svilisce e danneggia l'inerme cittadino». 

«Un aspetto particolarmente grave di questa disastrosa situazione e la sempre più accentuate scomparsa del servizio di pronto soccorso. Sul nostro territorio era in passato operante il pronto soccorso dell'ospedale di Cuorgnè, ormai irrimediabilmente soppresso dopo l'evento pandemico, nonostante la sua conclamata necessità, reclamata anche di recente da una ragguardevole mobilitazione popolare con una significativa raccolta di firme a sostegno della richiesta. La decisione di dotare l'ospedale di Cuorgnè di un PPI ci trova fortemente contrari, sia per la dichiarata limitatezza se non quasi inconsistenza del servizio offerto, sia per i suoi costi di gestione, affidata a medici privati compensati a gettone con soldi pubblici - ha aggiunto Tessarini - il Comitato di difesa della sanità pubblica dell'Alto Canavese considera pertanto prioritaria la riapertura a pieno regime del pronto soccorso dell’ospedale di Cuorgnè, in quanto servizio imprescindibile per i cittadini del territorio. In tal senso il Comitato deciderà di operare legalmente presso le istituzioni preposte con un'opera di sensibilizzazione dell'opinione pubblica, al fine di indurre la politica a misurarsi con tale urgenza di comunità e corrispondervi adeguatamente. Il Comitato si doterà, a seguito della sua costituzione, di uno statuto che ne disciplinerà l'impegno e l'azione».

Il sodalizio conta una ventina di iscritti, mentre su facebook il gruppo ha già più di 850 followers. L’obiettivo del comitato è di costituire gruppi di lavoro per rapportarsi con enti locali, istituzioni, associazioni, medici, sanitari e addetti ai lavori, ma soprattutto «scendere in mezzo alla gente, tornando a far sentire la voce della popolazione anche davanti all’ospedale di Cuorgnè se necessario». «E’ una battaglia credibile, ragionevole e finalizzata a tutelare i bisogni della popolazione – ha specificato Bruno Boggio – in Canavese abitano circa 338 mila persone in 129 comuni. Abbiamo tre ospedali con pronto soccorso: Ivrea, Chivasso e Ciriè. Tutte e tre i pronto, purtroppo, sono in uno stato di forte sofferenza. Lo dicono i numeri: ecco perché bisogna riaprire quello di Cuorgnè. Ci mettiamo la faccia e l’impegno in questa iniziativa. Serve, tuttavia, l’attenzione e la sensibilità dei canavesani e non solo. Dipende da loro riuscire a creare un movimento popolare per ripristinare questo importante servizio per la collettività».