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VALPERGA - Due luoghi del cuore cari a tanti canavesani e non solo e l’accorato appello, che arriva dal mondo della Chiesa, per farli rinascere e riportarli all’antico splendore. Si tratta del parcheggio Belvedere e del ristorante di Belmonte, balzato qualche anno fa alle cronache perché toccato dall’indagine della Dia di Torino sui fratelli Vazzana, Giuseppe e Mario, poi condannati in tribunale a Ivrea per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso.

A riaccendere i riflettori su queste due location, è in queste ore un messaggio scritto sulla pagina social del Santuario di Belmonte, dove si legge: «Oggi si vuole affrontare un argomento caro ai devoti ed ai pellegrini che giungono al Sacro Monte e, con desolazione sempre più cocente, volgono il loro sguardo a nord: Il “secondo santuario”, come spesso amavano chiamarlo affettuosamente i frati. Si sta parlando del ristorante e dell’autoparcheggio belvedere, altro orgoglio del canavese, gran capolavoro d’ardita architettura e prodigio dell’ingegno umano, voluto e fatto edificare per volontà dei frati e dei devoti negli anni ‘60 con un immane sacrificio economico, inenarrabili fatiche, ma soprattutto con tanti sogni nel cuore. L’indimenticata famiglia Bianchetta seppe gestirlo con un’oculatezza e una umanità fuori dal comune per tantissimi anni, con gran soddisfazione di tutti i canavesani e i forestieri, che ancora li ricordano con immenso affetto. E come non ricordare, poi, la moltitudine di avventori che si riversava come un fiume in piena all’interno dei vasti saloni in occasione dei numerosi matrimoni che si celebravano senza posa in santuario! La capienza arrivava a coprire circa 800 posti per altrettanti commensali! Per tutto il giorno e fino a notte inoltrata, si susseguiva un gran vociare che giungeva attraverso le finestre aperte nelle afose giornate estive, fin dentro il convento. Specialmente nel pomeriggio, l’ora in cui, dopo aver elevato l'animo ed i bicchieri al dio bacco, l’euforia aumentava, e di buon grado si azzardavano arie d’opera , o canzoni alpine, cantando a pieni polmoni. Chi scrive, ricorda bene Il buon fra Luigi, che udendo quelle voci parecchio stentoree, amava ripeter scherzosamente, ammiccando verso il ristorante: “scuta scuta , ‘a cantu vesp! “ (senti senti, cantano il vespro!)».

«Ma torniamo ai nostri giorni e facciamo un po’ di chiarezza: il ristorante non appartiene ai conti “Valperga” ma ai frati francescani – scrivono dal Santuario di Belmonte - Non è “sotto sequestro” come molti pensano, e non ha attualmente nessun vincolo restrittivo. Va considerato pure che l’intera struttura è in condizioni buone. Non vi sono vetri infranti, infiltrazioni d’acqua, problemi strutturali, e per fortuna nostra, il tutto non è mai stato “vandalizzato”. I frati, dal canto loro, sono oltremodo desiderosi di cedere l’intero complesso a chiunque voglia “mettersi in gioco”, a condizioni davvero vantaggiose! Cosa manca? forse il coraggio di cimentarsi, o il timore, più che fondato, che l’affare possa poi col tempo rivelarsi fallimentare; in questi tempi, densi d’incertezza per il futuro, ove poi la burocrazia affossa tutto, specie per tanti bravi giovani, forse anche poco motivati per le ragioni sopra esposte, si può pensare che forse è più prudente attendere, soprassedere… ci si penserà… si vedrà… si farà poi…. Questo post vuole comunque far riflettere ognuno, affinché magari venga partorita qualche buona idea, o un qualche piano d’azione, mirato, in un futuro non troppo distante, però, a salvaguardare e a togliere dall’immeritato oblio questo bel complesso, inserito nella splendida cornice del Sacro Monte, ancora tutto sommato in buone condizioni. Per qualunque richiesta di informazioni, dunque, ci si rivolga pure in santuario, senza timore di disturbare».