CANAVESE - Non più attenti al lupo, ma «Viva il lupo». La presenza di questo «bioregolatore naturale» - in grado di limitare il surplus di ungulati come cinghiali, caprioli, ma anche specie alloctone come le nutrie, dovrebbe essere salutata con favore. «Ma questo non accade in Piemonte. Disinformazione, bracconaggio diffuso, scarsa prevenzione nel mondo agricolo nonostante i sussidi disponibili, poca promozione della coesistenza uomo-lupo e spreco di soldi pubblici stanziati per cacciare cinghiali, stanno creando un corto circuito innaturale».
Lo sostengono le associazioni Pro Natura, Green Impact e il network Italian Wild Wolf secondo le quali il lupo non deve essere visto come un problema, ma anzi come una delle soluzioni alle molte difficoltà che interessano il mondo agricolo. «In Piemonte dove solo nel 2025 - non ancora concluso - sono stati trovati morti oltre 50 lupi è necessario un cambio di rotta. Le politiche della Regione in tema di biodiversità sono incomprensibili e incoerenti. Sotto la spinta delle Associazioni venatorie consente la caccia a specie palesemente a rischio di estinzione (gallo forcello, pernice bianca, coturnice, allodola, ecc.)».
«Le predazioni di cui il lupo può essere responsabile (solo lo 0,07% della popolazione ovo-caprina europea secondo le associazioni) di fatto si azzerano quando gli allevatori adottano in modo efficace le misure di prevenzione che sono co-finanziate dalle Regioni e dall’Unione Europea: per il Piemonte nel periodo 2024–2025 si tratta di almeno 500.000 euro all’anno. Gli operatori agricoli possono infatti beneficiare del 100% di sostegno per pagare le misure di prevenzione (recinzioni, reti elettrificate, rifugi notturni, cani da guardiania e sorveglianza umana) oltre alla compensazione economica in caso di perdita di animali. Ma la prevenzione sembra non essere una priorità in Piemonte: su circa 50.000 aziende agricole presenti nella Regione, nel 2024 e 2025 solo circa 170 hanno risposto al bando per misure di prevenzione e compensazione da predazioni».
Anche il clima che si tra creando nei confronti del predatore e della sua supposta pericolosità è del tutto fuori luogo. «Il lupo attacca l’uomo solo se gli è preclusa ogni via di fuga oppure se vede in pericolo i suoi cuccioli. Molto più pericolosa è l’attività venatoria, che ha visto, solo in Piemonte, due persone uccise dai cacciatori nel 2025 e altre fortunatamente solo ferite. Incoerente – concludono le Associazioni – è inoltre la posizione di Coldiretti e Confagricoltura sul lupo: da un lato reclamano la caccia agli ungulati per prevenire i danni che essi causano all’ agricoltura, e allo stesso tempo chiedono di uccidere anche il lupo, il più grande alleato naturale del mondo agricolo per evitare i danni causati dagli ungulati. L’ecologia è una scienza e non una fiaba, al contrario di Cappuccetto Rosso».








