Bruno Iaria, il boss dell'ndrangheta a capo della locale di Cuorgnè, non ha più una casa. La sua villa, già confiscata dallo Stato nell’ambito dell’operazione «Minotauro», è stata definitivamente ceduta all’amministrazione comunale. Diventerà un rifugio per i senzatetto e le famiglie in difficoltà.
Il passaggio delle consegne è avvenuto ieri in municipio, alla presenza del prefetto Giuseppe Caruso, direttore dell’agenzia nazionale dei beni confiscati alla criminalità organizzata. «Questo passaggio è anche una testimonianza tangibile della vicinanza dello Stato alle istituzioni del territorio» ha detto il prefetto ricordando le ripetute minacce di cui è stato oggetto, negli ultimi mesi, il sindaco di Cuorgnè, Beppe Pezzetto. «Non è facile, da parte di un Comune, prendersi in carico un bene confiscato alla mafia. Non è una scelta che va fatta a cuor leggero».
Caruso ha confermato che «Aggredire i beni patrimoniali dei mafiosi è il completamento dell’azione dello Stato. Per le organizzazioni criminali non c'è nulla di più fastidioso». Soddisfatto il sindaco Beppe Pezzetto anche se il passaggio formale dell'immobile è solo il primo step di un percorso che non sarà certo privo di ostacoli. Ne sanno qualcosa anche dall'associazione Mastropietro che, insieme a Libera, sarà chiamata a gestire la villa del boss. «Ben venga un bando pubblico - ha spiegato Egidio Costanza - non credo che si sarà una grande concorrenza. Prendere in gestione un immobile come questo non è un gioco da ragazzi». Entro un anno, il Comune e le associazioni dovranno portare a termine il progetto di riutilizzo della villa.
Alla firma dell’atto ufficiale era presente anche li viceprefetto di Torino, Enrico Ricci, e il commissario di Rivarolo, Gaetano Losa. «I fatti evidenziati dall’operazione Minotauro hanno confermato che la mafia non è un problema solo del sud – ha confermato Ricci – oggi ribadiamo il nostro sostegno ai Comuni che hanno deciso di combattere questi fenomeni». Ricci ha anche ribadito che le indagini della prefettura, seguite all'operazione Minotauro, hanno chiaramente evidenziato un quadro di infiltrazioni mafiose sul territorio. Sono state proprio quelle Indagini a portare allo scioglimento dei Comuni di Rivarolo e Leinì.