CIRIE' - L'operato delle volontarie e dei volontari ospedalieri è un importante anello della catena umana che dà vita al servizio della sanità. Quella sanità che ci è stata raccontata, in questi giorni, con i tratti più variopinti: dal luccichio e dagli arcobaleni degli "eroi in corsia" alle tinte più fosche dei tagli ai fondi pubblici, dei medici morti a causa del covid19, dei dipendenti ospedalieri in trincea. A Ciriè ci sono i clownterapeuti, il loro ruolo di volontarie e volontari è praticare la cura del sorriso; cercano di riempire quel che resta della distanza tra l'essere "un paziente" e l'essere "una persona". 

«Quanto ne abbiamo sentito il bisogno durante la quarantena? Quanto, ognuno di noi, avrebbe desiderato gli scherzi di un clown-dottore per liberarsi anche solo dell'angoscia del proprio isolamento? - spiegano i "Wolontari dell'ospedale di Ciriè" - in virtù del rischio di contagio, è stato necessario sospendere la nostra attività in corsia. L'ospedale ci manca e ci è mancato subito moltissimo, non potevamo stare fermi ad osservare l'epidemia mangiarsi tutto quanto, senza più lasciare spazio ai sorrisi tra le camere dei reparti. Abbiamo deciso anche noi di sfruttare i canali virtuali che avevamo a disposizione, è da qui che nasce il canale Youtube "Wolontari dell'Ospedale di Ciriè". Nome che racchiude le due associazioni che vi partecipano: W.C. Wolontari Clown e Ospedale Dolce Casa». 

Pietro Martinetto, presidente dei W.C. Wolontari Clown, e Alessandra Coppo, presidentessa di Ospedale Dolce Casa: «Anche attraverso il racconto continueremo a stare accanto ai nostri amici pazienti trasmettendo "pillole" di divertimento e simpatia. Speriamo tanto di riuscire a raggiungere chi è ricoverato attraverso la rete, nessuno di noi potrebbe rassegnarsi all'impotenza di fronte a ciò che ama fare. Tutto questo nella speranzosa attesa di tornare a farci strappare il naso rosso dalla faccia dai bimbi di pediatria, di stringere le sottili mani degli anziani stando a pochi centimetri di distanza dai loro volti, per ascoltare anche i loro racconti sussurrati, di abbracciarci l'un l'altro mentre facciamo il gioco dei mimi o i trucchi di magia, spalla a spalla. Non abbiamo mai smesso di pensare all'ospedale».