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IVREA - Tenta il suicidio in carcere, salvato da un altro detenuto e da un agente di polizia penitenziaria. E’ successo nei giorni scorsi alla casa circondariale di Ivrea. A darne notizia è un articolo pubblicato sul sito internet del giornale La Fenice, che con la sua redazione si pone l’obiettivo di offrire un’informazione proveniente dal carcere, sul carcere, e da parte di chi questa realtà la vive sulla propria pelle. 

«Nei giorni scorsi un detenuto ha cercato di togliersi la vita con la corda dalla disperazione – racconta V.H., autore del pezzo - Le sue problematiche hanno preso forma in un istinto anticonservativo. Grazie al gioco di squadra tra me e l’agente di turno si è evitato il peggio. Altrimenti ora si starebbe contando un altro morto. I suicidi da inizio anno sono già a 44. Il solo numero, di per sé, credo sminuisca la gravità della situazione. Si tede a dire “beh, su 65 mila detenuti non sono poi tanti 44 morti”. Io credo che solo uno in un anno sia grave: è la dimostrazione del fallimento carcerario e di quello che dovrebbe essere il suo fine. Credo che ci sia già di per sè molto da riflettere… arrivare a premeditare come togliersi la vita rispecchia le criticità dei carceri, ma non tutto è schifo. Ci sono anche dei bei finali nelle storie infra murarie, quelle storie che nessuno scrive e che nessuno dice perché bisogna sempre trovare solo il marcio e renderlo pubblico e bisogna sempre cercare la mela che porta questo marcio, magari ricercata in chi non ha nulla a che vedere…un colpevole all’italiana».

«Almeno per quanto riguarda il piano in cui mi trovo gli agenti, la sorveglianza e via dicendo, svolgono il lavoro al meglio e forse più del meglio, rispetto alla realtà che spesso si cerca di mostrare e che si manifesta in carceri veramente fuori da ogni senso dove succede di tutto e di più. Quel giorno la più grande gratificazione è stata salvare un uomo che non vedeva via d’uscita – continua V.H. - Nonostante il sistema, il regime, sia per sua natura in via generale un luogo in cui pensi non possa esserci del bene, ecco che loro qui ad Ivrea cambiano le carte in gioco, mostrando sfumature del mondo carcerario che dovrebbero essere prese a modello per quanto riguarda la serietà ed il lavoro degli agenti. Certo come ogni carcere non tutte le problematiche possono essere risolte ma quando c’è qualcuno che realmente si dedica e compie e difende le comuni regole si crea un sistema che si può definire magico, in cui si ricrea la fiducia tra detenuto ed istituzioni, si ricrea il rispetto e la voglia di combattere e di vivere e quando ci sono persone così intorno a te si crea un lavoro di squadra. Come quel giorno che raccontavo all’inizio, in cui non importa quale sia il tuo ruolo nel sistema. Si lavora affinché tutto possa procedere al meglio e ci si sveglia sapendo che sarà una nuova giornata dura a suo modo e forse si potrà salvare un’altra vita e se succederà il nostro ruolo non sarà stato vano».