Ha legato un lenzuolo alle grate della finestra della propria cella, nel carcere di Ivrea, e si è impiccato. E' morto così, l'altro giorno, Rahal Fantasse, 43 anni, marocchino originario dell'astigiano che il 14 settembre 2015 aveva ucciso a coltellate la moglie Anna Carlucci. L'omicidio avvenne nell’abitazione della coppia ad Asti. La donna aveva 46 anni. Il marocchino dopo aver accoltellato la donna si scagliò anche sul suocero che era intervenuto a difesa della figlia. Lo ferì gravemente poi, forse pensando di aver ucciso anche l'uomo, si barricò in casa in attesa dell'arrivo dei carabinieri.
Era stato condannato in via definitiva a 14 anni e 6 mesi di reclusione. I giudici gli hanno riconosciuto la semi-infermità mentale accogliendo la tesi del medico legale e criminologo Gianluca Novellone. Ossessionato dal tradimento della moglie, che invece non si è mai verificato, il 43enne aveva commesso l'efferato omicidio. La sentenza era arrivata in via definitiva proprio due settimane fa. L'assassino ha lasciato un figlio, ancora minorenne, che è stato affidato dal tribunale alla famiglia della madre.
Del caso se ne è occupato anche l'Osapp, il sindacato della polizia penitenziaria, la scorsa settimana. Il suicidio dell'extracomunitario in una cella al primo piano della casa circondariale di Ivrea, infatti, ha acuito i prolemi di sicurezza del carcere eporediese e la carenza (cronica) di personale. Poche ore dopo il suicidio del 43enne, infatti, alcuni carcerati si sono rifiutati di rientrare in cella e si sono arrampicati sul muro del cortile lamentandosi delle condizioni in cui vivono. Solo il pronto intervento degli agenti ha evitato ulteriori guai.
IVREA - Uccise la moglie a coltellate: si è impiccato in una cella del carcere eporediese
Ivrea L'assassino, dopo aver accoltellato la donna, si scagliò anche sul suocero che era intervenuto a difesa della figlia. Lo ferì gravemente poi, forse pensando di aver ucciso anche l'uomo, si barricò in casa in attesa dei carabinieri