RIVAROLO CANAVESE - Fa discutere la scelta della società sportiva Rivarolese Calcio di non iscrivere alcuni bambini alle squadre giovanili dopo una valutazione tecnica delle qualità dei piccoli. A far esplodere il caso sono stati gli stessi genitori che, con una lettera, hanno chiesto anche al sindaco Martino Zucco Chinà di intervenire per fare in modo che il calcio sia di tutti. A maggior ragione in un centro come Rivarolo. Ecco la lettera dei genitori che è stata inviata anche alla Rivarolese: abbiamo poi parlato con il presidente per fare il punto della situazione e capire che cosa è successo.
«La presente per rappresentare l'increscioso episodio recentemente occorso nelle file della Scuola Calcio della Ssd Rivarolese 1906 che ha riguardato in particolare le annate "Primi Calci" 2014 e 2015. Nello specifico, a seguito di una riorganizzazione tecnica, la Società ha deciso di escludere molti bambini dalla squadra, dal nostro sapere almeno una ventina, in quanto considerati tecnicamente inferiori ad altri, impedendo loro il rinnovo dell'iscrizione per l'anno 2024/2025. Fatto ancor più grave è che taluni genitori di bambini già iscritti e confermati per l'anno venturo, per far spazio a nuovi arrivi, siano stati costretti dalla Società a ritirare l'iscrizione del proprio figlio in quanto a distanza di pochi giorni era variata la valutazione tecnica, divenendo così "esclusi", il tutto accompagnato da testuali parole: "tanto se lo tieni iscritto non lo facciamo giocare".
Ora che il calcio, come tanti altri, sia uno sport meritocratico non si disdice, parimenti non si contesta che vi siano bambini più predisposti di altri; ciò che fermamente si respinge è il metodo: ad 8 o 9 anni un bambino, che tale è, non ha gli strumenti cognitivi per comprendere tali decisioni e da questa età la discriminante della bravura per determinare il restare o meno in squadra appare fuori da ogni logica e minimamente si confà a quelle che si presenta come una Scuola Calcio. Ne consegue, quindi, che oggi in tale Società è inevitabilmente nella Città di Rivarolo Canavese, non sia possibile "imparare" a giocare a calcio; preclusione del diritto allo sport alla base di una notevole dispersione per l'intera collettività che per il funzionamento di tali servizi verso le case comunali imposta a vario titolo.
Lo sport ad 8 o 9 anni è la naturale estensione del ruolo educativo che rivestono la famiglia e la scuola; una squadra di calcio, e chi ne fa parte ad ogni livello, sono un fondamento anche di quello di crescita educativa e tale atteggiamento risulta in totale contrapposizione con i principi di sana educazione e crescita morale dei nostri futuri ragazzi. Il calcio a questa età deve essere inclusivo, trasmettere valori sani e genuini, educando allo spirito di squadra, collaborazione; un allenatore assume in quel contesto il ruolo di docente e come tale deve essere sempre.
Non entriamo nel merito delle conseguenze che si creano in un bambino di 8 anni escluso perché "non bravo" poiché non se ne hanno le competenze, tuttavia, esprimiamo il disappunto anche per quei bambini rimasti in rosa che saranno gravati quotidianamente da questo peso, dal momento che presumibilmente la loro sorte a fine anno dipenderà esclusivamente dalle proprie prestazioni (consola il fatto che avranno un anno in più per assimilare il verdetto). Siamo certi che, per quanto di vostra competenza, vogliate mettere in atto tutte le azioni per approfondire quanto illustrato affinché tali episodi non si ripetano, per il bene dei bambini, del calcio e dello sport tutto. Rimaniamo a disposizione per ogni più ampio confronto che possa essere proficuo a trovare una soluzione che permetta ai giovani atleti di Rivarolo Canavese e dei paesi limitrofi poter continuare la loro avventura sportiva».