RIVAROLO CANAVESE - Vandali rimuovono i cartelli di divieto di gioco con il pallone posizionati nell’area dell’agorà dello «Spazio Elementare» di Rivarolo Canavese. Gli autori del raid potrebbero, però, venire rapidamente identificati: si sono, infatti, dimenticati delle telecamere di videosorveglianza della zona.
«Un gesto incomprensibile, compiuto contro un provvedimento adottato dall’Amministrazione comunale per ragioni esclusivamente legate alla sicurezza e all’incolumità dei bambini, in una zona che affaccia direttamente su una strada trafficata. Sono sinceramente stupita, ma allo stesso tempo rincuorata - spiega l'assessore, Alessia Cuffia - Stupita perché, ancora una volta, qualcuno ha pensato di risolvere le cose da solo, rimuovendo dei cartelli che erano stati messi con buon senso, non certo per togliere spazio al gioco dei ragazzi. Rincuorata, invece, perché quella zona (così come molte altre aree sensibili della città) è videosorvegliata, e confido che le immagini delle telecamere possano aiutare a individuare i responsabili di questo gesto incivile».
Del divieto di giocare a calcio in quell'area si era discusso proprio di recente: «Ci tengo a precisare che non è stata l’amministrazione comunale a rimuovere i cartelli, né tantomeno a “Tornare sui propri passi”. La decisione di vietare il gioco del pallone in quel punto resta valida e pienamente condivisa, perché fondata sul buon senso e sul rispetto della sicurezza dei più piccoli. In quella zona, infatti, in più occasioni il pallone era finito in mezzo alla strada: un rischio che nessun genitore e nessun Amministratore può e deve accettare - aggiunge Alessia Cuffia - A dimostrazione dell’attenzione che l’amministrazione rivolge alla sicurezza dei bambini ci tengo a ricordare che, proprio in quell’area, qualche mese fa è stata apportata una modifica al progetto iniziale, sostituendo la ghiaia con tappeti antitrauma per prevenire ginocchia sbucciate e piccoli graffietti. Un intervento che testimonia come ogni nostra scelta abbia un’unica finalità: la sicurezza ed il benessere dei più piccoli. In questi giorni molti hanno criticato la scelta, ma molti altri si sono invece complimentati per la decisione assunta, riconoscendo che fosse la cosa più giusta da fare».
«Non so se gli artefici di questo fatto siano dei ragazzini annoiati o dei genitori arrabbiati, ma resta il fatto che, personalmente, ritenga inconcepibile questa continua mancanza di rispetto delle norme. Le regole non sono un capriccio: sono ciò che consente a tutti di vivere in modo civile e sicuro. E quando vengono violate, a farne le spese è sempre la collettività. Evidentemente a certe persone non interessa se un bambino, rincorrendo un pallone, possa finire sotto un’auto, o se un motociclista possa rischiare la vita per evitare un pallone piombato improvvisamente in mezzo alla carreggiata. Non pensano alle conseguenze, ma solo alla loro presunta “Ribellione” ad un divieto - conclude l'assessore rivarolese - Il problema è che nella società di oggi troppo spesso si è perso il valore del “No”, e si cresce quindi con l’idea che tutto sia permesso. Un “No” calato dall’alto (che provenga da un’amministrazione, da un genitore o da una scuola) è sempre più difficile da dire e da accettare, ma quasi sempre nasce per il bene di chi quel “No” lo riceve. Avere tutto facile, avere tutto pronto, sentirsi dire sempre e solo “Si”, non aiuta a crescere: anzi, genera ribellioni, frustrazioni ed incomprensioni che poi, negli anni, ci si porta dentro. E il risultato è proprio questo: l’incapacità di rispettare le norme e di capire che dietro certi divieti c’è solo tutela e responsabilità. Spiace constatare che, anziché comprendere il senso di una norma pensata per tutelare, qualcuno preferisca infrangerla. Ma resto fiduciosa che la videosorveglianza possa fornire elementi utili a chiarire quanto accaduto, perché la civiltà si costruisce anche dal rispetto delle piccole norme quotidiane».








