PONT CANAVESE - Una pietra d’inciampo in memoria dell’unica donna pontese deportata in un campo di concentramento nazista. Venerdì 24 gennaio 2025, in occasione del Giorno della Memoria, a Pont Canavese, in viale ex internati alle ore 9.30 si terrà un'importante manifestazione con la posa della pietra per Natalina Monteu Saulat sopravvissuta agli orrori di Ravensbrück, ma poi morta a neanche 21 anni nel 1947 a seguito delle sevizie subite, e con lo scoprimento di una targa in memoria degli 87 deportati di Pont. L’iniziativa è stata organizzata dall’Anpi locale con la Società operaia di mutuo soccorso, l'Associazione Tellanda e Ij Canteir, la collaborazione del Comune, il contributo dell'ANED e il patrocinio della Città metropolitana di Torino.
A dare un contributo determinante nel riportare alla luce la storia di Natalina Monteu Saulat ci ha pensato Marino Tarizzo, presidente dell’Anpi, referente dell’Associazione Culturale Due fiumi e autore del libro «Natalina, una storia breve» pubblicato da Baima e Ronchetti Edizioni. «Ho sentito per la prima volta parlare di Natalina da mio padre molti anni fa – racconta Marino Tarizzo – Il suo ritratto come quello di questa ragazza comparivano nella foto composizione degli ex deportati che mio papà aveva in originale. Era l’unica donna, ma di lei si sapeva molto poco. Era figlia unica. C’erano pochissime informazioni, molte delle persone tornate dai campi di concentramento per anni non hanno detto nulla di quanto vissuto, per cercare di dimenticare quella terribile esperienza. Per le donne era oltretutto più difficile ancora, c’era quasi uno stigma per coloro che erano sopravvissute a carissimo prezzo».
«Nel 2013 ho curato la pubblicazione di un libro dei racconti sul periodo di prigionia che aveva scritto mio padre prima di stare male – continua Marino – Anche da lì Silvana Ferrero, Fiorentina Bausano e Lucia Panier hanno preso lo spunto per scrivere, l'anno successivo, un libro sui deportati pontesi. Ma su Natalina non c’era molta documentazione. Circa due anni fa poi, Marina Barinotto della Soms ha lanciato l’idea di dedicare una pietra d’inciampo in memoria di questa giovane donna. E’ iniziato così il lungo iter che ci ha portato alla manifestazione di venerdì. Per prima cosa ho intervistato Elena Vittolo, memoria storica del territorio, e grazie a lei siamo anche riusciti a risalire ad una lontana cugina di Natalina, Franca Bettassa. Un passaggio fondamentale per arrivare alla posa della pietra. Il lungo percorso è stato accompagnato dalla disponibilità fattiva del Comune e del Polo del ‘900 che ci hanno supportato nell'iniziativa. Mentre raccoglievamo tutta questa documentazione è nata l’idea del libro pubblicato, con partecipazione di grande empatia, da Baima e Ronchetti».
Nel corso della giornata di venerdì 24 gennaio a Pont saranno coinvolte anche le scuole elementari e medie con letture e canti preparati dagli studenti coordinati dalle insegnanti e introdotti all'argomento da apposite «lezioni» di Elena Vittolo. Dopo la lezione sulla deportazione della consigliera ANED, dottoressa Elena Cigna, il libro «Natalina, una storia breve» sarà presentato al salone polifunzionale a Pont alle 21 del 24 gennaio. «Era una ragazza di diciassette anni, vissuta fino ad allora in una piccola borgata di bassa montagna, a Faiallo – conclude Marino - Improvvisamente travolta, insieme alle altre cavie, dal girone infernale dei dottori di Hitler. E’ un lavoro sulla memoria, quello fatto per il libro e la pietra d’inciampo, ma è un’occasione di riflettere sulle guerre e deportazioni di oggi, delle quali, anche se lontani da quei luoghi dove avvengono, siamo comunque corresponsabili in parte».