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Lo chiamano progresso tecnologico, ma è difficile pensare che possa essere un passo in avanti la sparizione ciclica di accessori considerati dotazione minima. Per capirci, fino a qualche anno fa, nella confezione di uno smartphone era lecito aspettarsi il caricabatterie ed il cavetto, minimo indispensabile per poterlo usare. È vero, ognuno aveva il suo costringendo un utente medio ad una raccolta sistematica di caricabatterie ogni volta diversi, uno per ogni device.

L’Europa, raccogliendo il malcontento generale, lo scorso anno decide di uniformare e imporre per legge lo standard Usb-C: in pratica mettetevi d’accordo, perché da queste parti ne resterà soltanto uno.

Per tutta risposta, dopo la solita slavina di lamentele, dalle confezioni degli smartphone inizia a sparire il caricabatterie, da comprare a parte. Un po’ di sconcerto generale, perché è evidente che trattasi di un risparmio notevole per il brand e di nessun vantaggio per il consumatore, ma tutti tacciono e via così.

Per qualche tempo resiste, come monumento ai caduti, il cavo Usb, quello da collegare ad una presa apposita o ad un computer da cui succhiare l’energia necessaria alla ricarica.

Ma ora, tutto è pronto per la seconda magia: il cavetto sta per sparire, anche lui. Finora era una voce di corridoio, ma che il processo di scomparsa sia in atto lo testimonia un doppio indizio: le AirPods della Apple, prive di tutto, e il Sony Xperia 10 VII, ufficialmente primo smartphone privo di cavo Usb compreso nella confezione.

In realtà, i marchi tecnologici si difendono spiegando che l’evoluzione di tecnologie come il Wi-Fi 7 e il Bluetooth rendono la ricarica e il trasferimento dei dati wireless sempre più efficienti, tanto da considerare superati i cavetti, anche in un’ottica di sostenibilità ambientale.

Ma che questo si possa tradurre in un fastidio per i clienti in fondo poco importa: a loro il compito di trovarne uno compatibile tra i vari tipi di Usb disponibili, che non sono tutti uguali ed efficienti nelle fasi di ricarica o di trasferimento dei dati.

Ancora una volta, la risposta ufficiale si limita a menzionare una “fiducia nella maturità del mercato”. Frase che vagamente ricorda una celebre battuta del Marchese del Grillo di Alberto Sordi: “Io so’ io, e voi non siete un c***o”.