Intravedere da molto lontano i Coldplay il prossimo giugno costerà 100 euro, mentre vedere male Madonna a novembre sfiora i 50, e servono 104 euro per ascoltare il rap di Kendrick Lamar a luglio all’Arena di Verona.
Chi ama le esibizioni live, anche di artisti italiani, ormai lo sa: da dopo la pandemia i prezzi dei biglietti dei concerti sono schizzati verso l’alto, fino a costringere gli appassionati a spese che equivalgono a un weekend per due in hotel con tanto di cena vista mare.
La colpa, dice chi lavora nel settore, è da suddividere su diversi piani. A cominciare dai cachet stessi degli artisti, passando per i service che allestiscono palchi con luci e amplificazione, finendo con le commissioni pretese dalle piattaforme che vendono i biglietti.
Va da sé che l’aver dematerializzato la musica, passando LP e CD agli mp3, ha reso l’esibizione live l’unica, vera fonte di guadagno per chi fa musica. Ma per contro, la concorrenza è forte e bisogna dare sempre di più in termini di spettacolo, perché ormai nessuno si accontenta più soltanto di due chitarre distorte: servono botti, lampi e fiamme. Roba che costa.
Ma l’effetto rincaro, a parziale consolazione, non è un fenomeno solo italiano: lo scorso anno - ne avevamo parlato anche noi - i fan di Bruce Springesteen hanno protestato fino a boicottare i concerti negli States del loro idolo per via di prezzi improponibili. Ma lo stesso Springsteen ha fatto spallucce, un po’ come quando ha confermato il concerto di Ferrara mentre il resto dell’Emilia-Romagna affogava sotto la pioggia diventata la devastazione a cui assistiamo in questi giorni.
L’unica consolazione è che qualcuno inizia a muoversi, anche se per adesso dall’altra parte dell’oceano, ma visto che certi fenomeni fanno in fretta a diventare contagiosi, c’è che sperare che arrivino da queste parti in fretta.
Nello specifico, Dan Carey e John Velis, due politici del Massachussets, hanno presentato nelle scorse ore il “Taylor Swift Bill”, un disegno di legge che punta a dare nuove regole alla vendita dei biglietti. I due sono partiti dal presupposto che la musica live sta diventando un’esclusiva della fascia più ricca della popolazione, quando in realtà la dovrebbero rappresentare uno dei primi e più basilari diritti del genere umano: la musica è di tutti, e tutti devono poterne godere.
Quindi, per cominciare, il prezzo del biglietto non solo dev’essere chiaro fin dall’inizio, ma anche trasparente, specificando le vari voci di commissioni, diritti e i vari annessi e connessi nascosti sotto la voce prevendita. Il riferimento della legge a Taylor Swift, una delle artiste più amate seguite del mondo, non è un caso: il suo “Eras Tour 2023”, studiato in modo da annullare il fenomeno del bagarinaggio attraverso la vendita esclusivamente a fan “verificati”, si è trasformato nel simbolo della speculazione più bieca quando la piattaforma di prevendita è andata in tilt. E per consolare schiere di fan, in attesa dal 2018 di un nuovo tour della cantante, sono comparsi sui circuiti secondary ticket a prezzi che hanno sfiorato anche i 20mila dollari.