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Non è un segreto, dalla classe politica in poi, che chiunque arrivi a scalare qualche vertice, presto o tardi si riveda un po’ lo stipendio. Lo fanno tutti, ovunque, a cominciare dalla categoria iper-galattica, quella dove bivaccano top manager e ad, gente che secondo i calcoli dello “Spencer Stuart Board Index” si mette in tasca ogni mese stipendi a sei zeri.

Erano diventati un caso, per fare un esempio, i 23,45 milioni di euro all’anno, tredicesima esclusa, di Carlos Tavares, numero uno di “Stellantis”, cifra che aveva perfino fatto storcere il nasino del presidente francese Emmanuel Macron.

Ma ogni tanto, anche per loro qualcosa va male. Elon Musk, ad esempio, vulcanico eccetera eccetera, di recente aveva preteso da “Tesla”, la sua creatura più celebre, un compenso pari a 55,8 miliardi di dollari. Cifra, ha bollato Kathleen McCormick, un giudice della “Court of Chancery” del Delaware, “del tutto inspiegabile”, ma che soprattutto apre ampi dubbi sulla consistenza e l’operabilità del consiglio di amministrazione, incapace di chiedersi se l’operazione “fosse così necessaria per spingere il signor Musk a raggiungere gli obiettivi di Tesla”. Secondo la legge, Elon potrà ricorrere in appello presso la Corte Suprema per fare valere i suoi diritti.

La curiosità è che a sporgere denuncia era stato un certo Richard Tornetta, piccolo azionista di Tesla del tutto inorridito quando aveva letto il costo della cotanta presenza di Musk in azienda. Il caso, che immediatamente aveva acceso la curiosità in tutti gli Stati Uniti, si era addirittura acceso ulteriormente quando il Consiglio di Amministrazione aveva abbozzato come spiegazione il tentativo di riportare le attenzioni e le facoltà divinatorie di Elon Musk a concentrarsi sui destini di Tesla, invece di perdersi fra chip nel cervello e viaggi spaziali. Una spiegazione che i legali di Tornetta avevano rispedito al mittente dopo essere giunti alla conclusione che gli obiettivi indicati dai documenti aziendali erano molto più semplici e alla portata delle capacità di Musk, e quindi appariva del tutto inutile e inspiegabile la decisione di imbottirlo di danari in un momento difficile per tutti. Ironico il commento dello stesso Musk, che attraverso un post su “X” ha sconsigliato a chiunque di aprire un’azienda nel Delaware.